caos sanità

I vaccini ci sono ma mancano i medici

Antonio Sbraga

Arrivano all’aeroporto di Pratica di Mare le prime 249.600 dosi per l’Italia del vaccino AstraZeneca, che da mercoledì 10 verranno distribuite nei vari centri per la somministrazione agli under-55. Però, a 4 giorni dalla consegna delle dosi AstraZeneca, ai pazienti non resta che consultare gli «astri» per sapere a chi doversi rivolgere per la prenotazione dell’agognata vaccinazione. Per ora, infatti, c’è solo un comunicato stampa della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg) che annuncia l’arrivo, nel Lazio, di «300.000 dosi di vaccino in un mese: si partirà dalla classe 1966. Poi, a scendere, toccherà a chi ha 54 anni, poi ancora a chi ne ha 53 e così via» con l’avvio delle inoculazioni entro la metà del mese negli studi dei medici di famiglia che hanno aderito al bando della campagna vaccinale regionale. Ma finora solo il 30% dei medici di famiglia, che nel Lazio sono 4.216, ha detto sì al bando regionale di «manifestazione d’interesse». E non è neanche ancora stato reso pubblico l’elenco dei 1.300 camici bianchi «arruolati» nella campagna vaccinale.

 

  

Sul sito internet istituzionale di Salute Lazio, infatti, ci sono gli elenchi delle strutture private convenzionate dove poter fare i tamponi rapidi e molecolari, anche di quelle dove poter ancora chiedere i vaccini anti-influenzali, ma non c’è traccia di nominativi, indirizzi o recapiti dei medici vaccinatori. Eppure la Regione assicura di voler partire prima della fine della prossima settimana, rimandando probabilmente ad una nuova sessione di prenotazioni online. Però così si delinea un nuovo «click-day» che rischia di degenerare nell’ennesimo «crack-day» del sito regionale come accaduto, da ultimo, per le prenotazioni degli ultra-80enni.

Nei giorni seguenti la situazione è tornata nella normalità e, alle 17 di ieri, il totale delle prenotazioni ammontava a 197.112. Però gli over-80 nel Lazio sono ben 469.382 e inizialmente il bando della Regione cercava i medici di famiglia proprio per vaccinare la fascia più anziana della popolazione. Prevedendo «una remunerazione base di 6,16 euro» per ogni vaccinazione ed una serie di incentivi e contributi progressivi, modulati in base al numero di dosi che riusciranno a somministrare nei loro studi. Il bando è ancora aperto, ma il sindacato medici italiani (Smi) da giorni avverte la Regione: «Bisogna avvalersi delle strutture e dell’organizzazione delle Asl, non ripetendo l’esperienza dell’effettuazione dei tamponi negli studi medici», dicono Gian Marco Polselli e Cristina Patrizi dello Smi Lazio.

 

I camici bianchi, peraltro, sono imbufaliti con la Regione perché «nel Lazio tra i 13mila medici liberi professionisti che hanno richiesto il vaccino solo poco più di 700 sono stati vaccinati. Eppure sono stati oltre 17.976 i non sanitari ad essere vaccinati. Uno scandalo, con i vaccini fatti ai non aventi diritto si sarebbe potuto largamente vaccinare i medici libero professionisti e gli odontoiatri che prestano un servizio a tutela della salute dei cittadini e che corrono per questo dei rischi - protesta Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei medici di Roma - L’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato ci ha garantito che tutti i medici saranno vaccinati entro febbraio. Speriamo vivamente che ciò accada».