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Elisabetta Gregoraci: "Uso TikTok per seguire mio figlio Nathan Falco"

Giovanni Terzi
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Esistono persone pubbliche di cui pensiamo di conoscere ogni cosa per il semplice fatto di essere al corrente di relazioni ed amori. In realtà, di queste personalità conosciute, non sappiamo nulla. Elisabetta Gregoraci è una donna determinata che ultimamente si è messa in discussione nel programma televisivo «Grande Fratello vip» condotto da Alfonso Signorini. In quella casa, chi ha avuto modo di seguire il programma, Elisabetta Gregoraci si è messa a nudo rispetto alla propria vita privata ma senza confidare chi è nel profondo. «La cosa per cui devo ringraziare Alfonso Signorini è quella di avermi dato la possibilità di mostrarmi per quella che sono, appena uscita dalla “casa” mi sono sentita molto amata da un pubblico vasto e importante».
Non ti aspettavi un’accoglienza così calorosa alla tua uscita?
«No non me l’aspettavo e la cosa mi ha dato un’immensa gioia. Vivo sempre con i piedi ben piantati per terra e per questo non tendo a farmi illusioni».
Questa semplicità nasce dall’educazione che hai ricevuto dalla tua famiglia...
«Sono nata in una famiglia tradizionale del sud, molto unita e che mi ha sempre fatto comprendere i valori profondi da seguire. Mia mamma Melina e mio papà Mario hanno vissuto amandosi e rispettandosi e questo ha fatto sì che io e mia sorella siamo diventate grandi con davanti due esempi bellissimi».
Soverato è una bellissima città della Calabria affacciata sul mare. Hai qualche ricordo di quando eri piccola?
«Prima ti parlavo delle tradizioni che tenevano sempre unita la famiglia; la domenica era sempre una festa. La Messa, il pranzo domenicale (fatto di piatti tipici calabresi che finiva alle cinque del pomeriggio) con tutti a tavola e dove ci si raccontava i fatti accaduti nella settimana che, a quel punto, diventavano patrimonio di tutti. Molto bello, vero e sincero, ed anche molto semplice».
Che tipo era Elisabetta da bambina?
«Un maschiaccio. Giocavo a nascondino e imparavo l’arte del Karatè e inoltre amavo il cioccolato che mangiavo e mal tolleravo se qualcuno lo mangiava al mio posto».
Scusa Elisabetta ma il Karatè fino a che livello?
«Io sono cintura nera secondo dan».
E hai mai usato questa arte di difesa con qualcuno?
«In realtà mai anche perché avviso prima chi mi sta vicino in modo che sappia con chi ha a che fare».
Sorride Elisabetta nel raccontare questi episodi della sua infanzia. Elisabetta ma oltre ad essere un maschiaccio nei giochi, da piccola amavi la televisione?
«Moltissimo, infatti mi trasformavo davanti ad essa. Mettevo i tacchi le collane e ballavo guardando Raffaella Carrà o Lorella Cuccarini e se qualcuno mi chiedeva cosa facessi io rispondevo che da grande avrei fatto la presentatrice». 
Eri quindi attratta dal mondo dello spettacolo. Come hai iniziato?
«Iniziai con i concorsi di bellezza e, Miss Italia fu il mio trampolino di lancio. Divenni a 17 anni Miss Calabria e poi andai alle finali a Salsomaggiore dove incontrai una persona meravigliosa come Fabrizio Frizzi. Fabrizio era rassicurante con tutte noi e dispensava consigli importantissimi».
Poi dopo Miss Italia cosa hai fatto?
«I miei genitori mi hanno fatto tornare a casa per finire gli studi ma subito dopo il diploma mi sono trasferita a Roma per cercare lavoro. Ebbi subito fortuna perché mi scelsero per fare la pubblicità mondiale della Fanta».
Molti vedono il volto sorridente di Elisabetta e non sanno che hai passato anche momenti molto difficili e duri come la scomparsa, in giovane età, di tua mamma. Spesso vedo che, anche sui social , ti rivolgi a lei in un ricordo da condividere con coloro che ti seguono. Il 4 marzo scorso in occasione del compleanno della tua mamma hai scritto “Vorrei avere un pizzico della tua immensa generosità e altruismo e spero che, ovunque tu sia, ti stiano festeggiando al meglio come meriti. Non abbandonarci mai”. È un grande dolore la sua mancanza?
«Mia mamma si è ammalata a trentasei anni ed ha sempre dimostrato a tutti noi una forza disarmante. Non si è mai lamentata della sua malattia che è stata davvero un calvario. Eravamo la famiglia perfetta e mio padre, quando mia mamma se ne è andata, ha dovuto combattere con un dolore lancinante in quanto la mamma era l’amore della sua vita. Per quanto mi riguarda cerco la mia mamma ogni giorno; le parlo e spesso la sento vicina. Devo dirti però una cosa...».
Dimmi Elisabetta...
«Io amo profondamente la mia terra ma questa è così legata al ricordo di mia mamma che, a volte, faccio fatica a tornarci con il cuore leggero».
Qualche tempo fa, insieme a tua sorella Marzia, hai fatto un viaggio a Medjugorie. Come mai?
«L’avevamo promesso proprio a nostra mamma ed è stata una esperienza straordinaria anche se, in qualche occasione, faticosa».
Perche faticosa?
«Quando, nel silenzio assoluto, entri in relazione con la parte più profonda della tua coscienza sempre si muovono emozioni e sensazioni indescrivibili. Abbiamo in quella occasione sentito su di noi la Madonna e parlato con i veggenti. È stata un’esperienza molto forte».
Avevi mai avuto esperienze di fede così forti?
«Guarda mia mamma era legata a Natuzza Evolo, la famosa veggente, e da lei ogni tanto andavamo. Credimi che ci sono momenti ed incontri con persone che ti fanno comprendere l’immensità della fede. Natuzza per esempio mi diceva sempre di portare il bene nel mondo in cui lavoravo».
Il mondo in cui lavori e sia televisione che cinema. Che differenze trovi?
«La televisione che amavo io e che da bambina sognavo è molto cambiata. Non esistono più tanti spettacoli ed è molta informazione. Però posso dire che la televisione l’ho sempre, in qualche modo, cercata. Diverso il mondo del cinema che mi ha sempre cercato e dove ho fatto esperienze con grandissimi attori».
Qualche aneddoto?
«Ogni set è pieno di aneddoti. Ho il ricordo di Sergio Rubini con cui nelle pause giocavamo e di Valeria Bruni Tedeschi, un’attrice straordinaria, con cui ho instaurato un bellissimo rapporto. Posso dire che in molte esperienze professionali sono stata fortunata ad aver incontrato persone di grande livello».
Esiste però, ormai da dieci anni, un riferimento forte nella tua vita: tuo figlio Nathan Falco. Cosa rappresenta per te?
«Nathan per me è tutto. È il gigante buono ed è il dono più bello che la vita mi ha fatto».
Perché si chiama Nathan Falco?
«Nathan è il nome che ho voluto io e significa “dono di Dio».
Falco l’ha dato Flavio e ha come significato «protettore contro Satana». Non eravate d’accordo?
«Ci piacevano due nomi e così ci siamo accontentati a vicenda. Devo dire che sono molto felice di come sta crescendo nostro figlio e di come, assieme, lo stiamo educando».
Il mondo di oggi è pieno di insidie. L’altro giorno una ragazzina di dieci anni è morta nel fare un «challenge» su Tik Tok. Come proteggi tuo figlio?
«Io mi sono messa su Tik Tok per controllarlo. Però è difficilissimo perché se un ragazzino non ha i social è tagliato fuori e viene considerato un po’ indietro rispetto agli altri».
E quindi cosa si può fare?
«Essere ancor più presenti e attenti ma soprattutto dotare i social di regole d’ingaggio etiche per evitare molte deviazioni. Oggi il mestiere di genitore è ancora più complicato».
 

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