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Dopo il caso “Sulla mia pelle” gli esercenti propongono la Carta del Cinema

Una Carta del Cinema che riscriva le regole e i rapporti della filiera. È questa la proposta di UniCi, l'unione delle migliori sale indipendenti italiane, terzo circuito di esercenti del Paese e primo operatore come quota di mercato per i film nazionali.  La trasformazione rappresentata da Netflix, e più in generale dalla distribuzione online, sta cambiando radicalmente la fruizione dei prodotti cinematografici e senza che, a fronte di questo evidente cambiamento, sia stato aperto un confronto che portasse a una seria regolamentazione. Per tutelare il grande schermo, però, è necessario definire una serie di punti che normino chiaramente il rapporto tra la sala cinematografica, gli altri operatori del settore e le nuove piattaforme streaming. “Nella nostra idea di mercato – afferma Andrea Malucelli, presidente di UniCi – c'è posto per tutti, a patto che si creino le corrette condizioni per lavorare: per questo invitiamo tutta la filiera, produttori compresi, a partecipare alla stesura di una Carta del Cinema, di cui oggi presentiamo i nostri punti cardine”.  Regolamentazione, dunque, ma non opposizione. “Non siamo contro nessun operatore e la nostra non è in alcun modo una crociata contro Netflix.”, aggiunge Malucelli. “Ben vengano i suoi prodotti seriali e i suoi film. Crediamo però che solo tenendo saldi alcuni basilari principi di garanzia si possano rispettare realmente tutti i soggetti in campo e garantire un rilancio del nostro mercato. Uno su tutti il rifiuto dell'uscita contemporanea dei film su differenti canali distributivi, continuando a rispettare così le finestre destinate alle sale”.  UniCi ha perciò messo nero su bianco le proposte da cui prenderà le mosse la Carta del Cinema per la sala del futuro. “In questa piattaforma – dice Malucelli – sono previste misure per una più razionale distribuzione del prodotto cinematografico durante l'anno e per valorizzare la sala che, ben al di là di ogni nostalgia, svolge un ruolo di aggregazione in un mondo in cui si tende sempre di più all'isolamento, quando non è addirittura un presidio territoriale per quartieri e città. Chiediamo che il Mibac sia parte integrante di questo processo, interpretando il suo fondamentale ruolo di garanzia”.  Il recente caso distributivo rappresentato dal film sul caso Cucchi di Alessio Cremonini, Sulla mia pelle, uscito contemporaneamente in sala e sulla piattaforma Netflix, ha evidenziato come, in assenza di regole, la contemporaneità dell'uscita possa creare una situazione caotica e distorsiva per un equo funzionamento del mercato. “Il film – spiega ancora Malucelli – ha ottenuto un discreto risultato al botteghino nonostante gli abbonati Netflix potessero comunque vederlo a casa (e nonostante le proiezioni “pirata” organizzate un po' in tutto il Paese), ma è anche il campanello d'allarme di una possibile deriva cui porre subito rimedio”. La stessa situazione si potrà riproporre a stretto giro per il Leone d'Oro di Venezia 75, Roma di Alfonso Cuarón, titolo comprato dalla piattaforma Netflix, e per molti altri film nell'imminente futuro. Per questo, il Consorzio ha deciso di non proiettare più film Netflix nelle 77 strutture UniCi, pena l'esclusione dal circuito. "Un accordo interno necessario - ha commentato Malucelli - in attesa di una seria regolamentazione".  UniCi ha indicato oggi la strada da percorre, proponendo alcuni punti da cui partire per coinvolgere tutto il settore nella formulazione della Carta del Cinema per la sala del futuro, convinto che solo attraverso la stesura condivisa di nuove regole, in grado da un lato di evitare degli abusi e dall'altro di riuscire a cogliere le opportunità che i nuovi operatori potrebbero portare in dote, si giocherà il futuro di tutta la filiera.  

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