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Università Telematica San Raffaele, curarsi rispondendo ai perché

Focus con Massimo Spattini all'Università San Raffaele di Roma alla presentazione del libro sul futuro della medicina funzionale

Tiziana Balsamo
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  Il futuro della medicina è in qualche modo un ritorno al passato? La “medicina della salute” e la “medicina della malattia”, quali sviluppi? L'uso dei farmaci verrà soppiantato dal riequilibro degli stili di vita? Se ne parlerà a Roma, presso la sede dell'Università Telematica San Raffaele,  venerdì 24 gennaio a partire dalle ore 18.00 nel corso della presentazione del libro “Guida alla Medicina Funzionale - La Medicina del domani” di Massimo Spattini e Enrico Bevacqua. All'evento, moderato da Debora Rasio, Nutrizionista, specialista in Oncologia e  Direttore del Master di II livello in Medicina Integrata: Nutrizione Clinica, Fitoterapia, Nutraceutica e Stili di Vita nella prevenzione e cura delle malattie croniche all' Università Telematica San Raffaele, interverranno anche Marco Tullio Ca, Presidente Association Monégasque de Lifestyle Medicine e Maria Santulli, docente di Patologia Clinica, presso la Luiss di Roma.  «La Medicina Funzionale è la medicina del “why”, del perché, che si ottiene solo analizzando la storia del paziente e della malattia, analizzando l'insieme dei sintomi e l'insieme degli esami: ciò che la precede, che la accompagna e che la scatena» spiega Spattini, specialista in Medicina dello Sport e in Scienza dell'Alimentazione, Docente del Master in Medicina Integrata all' Università Telematica San Raffaele. Si tratta di un approccio dinamico e multiplo finalizzato non solo al trattamento, ma ancora di più alla prevenzione delle malattie croniche di tipo degenerativo, con l'intento di migliorare il metabolismo e la biochi-mica dell'individuo come metodo primario per migliorare la sua salute. Le malattie croniche di tipo degenerativo sono quasi sempre precedute da un lungo periodo di alterata funzionalità di uno o più sistemi d'organo. Queste disfunzioni sono il risultato di una vita di interazioni tra il nostro stile di vita, l'ambiente e le nostre predisposizioni genetiche. «Senza dubbio il fattore più importante, che è tra l'altro quello sul quale possiamo intervenire, è lo stile di vita» spiega Spattini, «un tempo l'uomo cacciatore-raccoglitore seguiva ritmi scanditi dalla natura, rispettando i ritmi circadiani indotti dalla luce e dal buio, praticando uno stile di vita fondamentalmente sereno, che solo occasionalmente veniva alterato da situazioni di emergenza per le quali il sistema di risposta fight or flight (basato sugli ormoni corticosurrenalici) era perfettamente adeguato.  Oggi i continui sovra-stimoli stressanti, sia di tipo psichico e ambientale sia alimentare, sono subdoli. Essi non richiederebbero in realtà una risposta di quel genere, che invece viene attivata comunque creando una condizione di iperproduzione cronica di questi ormoni che diventano dannosi per il nostro organismo». Un editoriale del 2003 del British Medical Journal riportava il seguente commento: “È cosa ormai quotidiana per un medico generico incontrare pazienti i cui sintomi non sono legati a una specifica causa organica e a una malattia ben definita, ma piuttosto sembrano dipendere da una infiammazione cronica di origine sconosciuta”. Le patologie cronico-degenerative come l'obesità, le malattie cardiovascolari, il diabete, l'Alzheimer e il Parkinson, sono in continuo aumento. Complessivamente l'industria del malato costa alla collettività circa 112 miliardi di euro all'anno, che vengono spartiti tra le industrie farmaceutiche e le strutture sanitarie. E' evidente dunque che uno degli obiettivi della medicina del XXI Secolo dovrà essere quello di capire i meccanismi alla base dei sintomi delle malattie, piuttosto limitarsi a catalogarli all'interno del nome di una malattia.

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