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Pascali: basta disastri estetici, no alla chirurgia low cost

Michele Pascali, docente di Chirurgia plastica a Tor Vergata

Allarmante il numero degli interventi riparatori dopo quelli di "finti" specialisti

Davide Di Santo
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 Basta con i ‘finti' specialisti e la chirurgia ‘low cost'. Basta con “il lifting della pausa pranzo, la chirurgia senza bisturi, i fili ‘miracolosi' che sollevano”. Insomma, basta con l'improvvisazione e l'incompetenza, quasi sempre alla base dei disastri estetici a cui oggi dover porre rimedio, in maniera sempre più frequente, con un vero e proprio intervento riparatore. A lanciare l'allarme è il professore Michele Pascali, docente di Chirurgia plastica presso L'Università degli Studi di Roma ‘Tor Vergata', alla luce anche di numeri sempre più preoccupanti: “Gli insuccessi, secondo la letteratura scientifica più accreditata, oscillano in linea generale dal 10 e fino al 35% circa dei casi”.   “Secondo i dati ufficiali ISAPS (International Society of Aesthetic Plastic Surgery) – inquadra Pascali - nel 2017 il numero totale degli interventi chirurgici con finalità estetiche è aumentato del 4%, e l'Italia si posiziona al 5° posto nel mondo, dietro solo a Usa, Brasile, Giappone e Messico. Ma se nella maggioranza dei casi si ottiene l'effetto sperato, molti interventi si rivelano mal riusciti e dai risultati disastrosi, con conseguenze invalidanti sia sotto il profilo fisico che psicologico. I numeri sono allarmanti: fino al 36% di pazienti che si sottopone ad un intervento correttivo dopo una mastoplastica additiva, fino al 20% di quelli che riaffrontano una rinoplastica di revisione per correggere i danni causati dalla prima, fino al 30% gli ‘insuccessi' nella blefaroplastica estetica, ovvero la chirurgia di ringiovanimento delle palpebre. Se rapportiamo queste percentuali al numero di interventi che vengono eseguiti ogni anno in Italia (mastoplastica additive: 54.045, blefaroplastiche estetiche: 45.270, rinoplastiche: 26.880) ci rendiamo conto di quanto sia impressionante il numero di pazienti insoddisfatti in cerca di una seconda ‘chance'!”. “È facilmente intuibile che nel prossimo futuro la chirurgia secondaria diventerà sempre di più un problema importante nella nostra società. Ma come evitare tutto ciò? Innanzitutto – sottolinea il coordinatore scientifico del master in Chirurgia plastica ed estetica della faccia dell'Università di ‘Tor Vergata' -, diffidare dei ‘finti' specialisti e della chirurgia ‘low cost'! Rivolgersi sempre a medici specialisti nel settore, che partecipino in maniera continuativa a corsi di aggiornamento e congressi, e non esitare a chiedere allo specialista quanti interventi di quel tipo esegua di routine, con casistica e risultati ottenuti. In campo internazionale stanno nascendo molti corsi di chirurgia secondaria e, proprio in questi giorni, ne è stato attivato uno anche in Italia (https://advancedfacesurgery.com)”. Insomma, “diffidare delle pubblicità che si leggono su internet o su qualche giornale”, rimarca Pascali, anche perché “un intervento di chirurgia estetica non si vende! Occorre prima di tutto fare una corretta diagnosi, capire quello che un paziente desidera, analizzare il modo in cui il paziente vive e percepisce il suo ‘difetto' estetico: e solo dopo si può indicare la giusta terapia. Non dimentichiamo che si parla sempre di sottoporsi ad un intervento chirurgico, che per definizione non è scevro da rischi e complicanze di ogni genere e che quindi – conclude - non può essere paragonato ad una scelta su catalogo!”.

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