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L'allattamento al seno tra marketing selvaggio e disinformazione

Alla Casa Internazionale delle Donne il convegno organizzato dall'associazione IBFAN Italia (International Baby Food Action)

Annarita Carbone
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Allattamento, nutrizione infantile e marketing. Come possono coincidere questi tre elementi nella società odierna e soprattutto cosa può fare il governo italiano per garantire il rispetto del Codice di commercializzazione dei sostituti del latte materno, cioè del Codice elaborato dall'Assemblea Mondiale della Sanità che ha lo scopo di proteggere l'allattamento dalla concorrenza sleale dei sostituti del latte materno? Se ne è parlato il 16 novembre a Roma presso la Casa internazionale delle Donne, dove l'associazione IBFAN Italia (International Baby Food Action) ha organizzato il convegno dal titolo “Il Codice Violato” patrocinato dal Ministero della salute, dal Comune di Roma e dall'Unicef. Le associazioni di categoria che hanno partecipato alla presentazione del rapporto “Il Codice Violato”, che è alla sua sesta edizione, hanno messo  in evidenza come ogni giorno si assista a continue violazioni delle regole elencate nel Codice, anche noto con il nome di Codice OMS/Unicef. Il dito è stato puntato contro la disinformazione e contro le sponsorizzazioni delle multinazionali del latte che troppo spesso confondono i genitori con un marketing aggressivo e scorretto, talvolta mettendo anche in pericolo la salute dei neonati. Luisa Mondo, vicepresidente di Ibfan Italia, ha parlato di quante volte, durante le emergenze umanitarie, gli operatori e i volontari provvedano a preparare latte artificiale per i neonati senza seguire le corrette istruzioni emanate da Fao e Unicef. “Pratica che - ha spiegato la Mondo - rischia di mettere in pericolo la vita dei neonati perché il latte artificiale non è sterile e, se preparato nella maniera scorretta, può sviluppare una carica batterica tale da ledere la salute del neonato. Non a caso la cronaca è piena di casi in cui lotti di formule artificiali vengono ritirate dal mercato. Ecco perché i governi,  non solo dell'Italia ma anche di altri paesi della Comunità europea, dovrebbero spingere affinché i medici informino correttamente i genitori sulla preparazione delle formule in polvere e le multinazionali del latte applichino sulle confezioni le istruzioni standardizzate FAO/OMS sulla preparazione”. La situazione italiana In Italia sono pochissime le regioni in cui si lavora per una corretta informazione sull'allattamento e a livello sanitario solo la Toscana e il Friuli Venezia Giulia mantengono buoni livelli di formazione del personale sanitario. La Regione Toscana, in modo particolare, dopo aver siglato nel 2004 un protocollo d'intesa con Unicef Italia può vantare il  più alto numero di Ospedali Amici dei Bambini dell'Unicef, cioè quelle strutture sanitarie che rispondono ai 10 requisiti imposti dall'Unicef per promuovere, proteggere e sostenere l'allattamento al seno. Il Friuli Venezia Giulia è stata la prima regione italiana a istituire un regolare sistema di monitoraggio dei tassi di allattamento alla dimissione e all'età della seconda vaccinazione.  Sistema che, emanato nel 1996, è ancora in vigore. Ciò ha garantito un aumento dei tassi di allattamento, fenomeno forse associato al fatto che in contemporanea la Regione e alcune aziende sanitarie procedevano alla formazione del personale sanitario in base ai corsi raccomandati dall'Unicef. In tutto il resto delle regioni il tasso di allattamento al seno è ancora molto basso. In base ai dati raccolti e resi noti durante il convegno sembra che la maglia nera spetti alla Sicilia. Per questo motivo nel 2017 è stato approvato il Piano Regionale della Prevenzione che mira proprio a promuovere e sostenere l'allattamento al seno con politiche regionali mirate. C'è da dire inoltre che i dati statistici riguardanti l'allattamento sono ancora fermi al 2013. Porre l'accento sui danni che comporta non allattare al seno “Non basta elencare i benefici che l'allattamento materno apporta alla madre e al bambino – ha spiegato Claudia Pilato, presidente di Ibfan Italia. Bisogna anche concentrarsi su quanto faccia male il latte artificiale. A tal proposito, non dovrebbe essere consentito alle multinazionali del latte e dei prodotti dell'infanzia minare l'allattamento e la sana alimentazione dei bambini perché questo ha conseguenze sulla salute presente e futura di tutta la comunità”. Una faccenda che riguarda tutti i Paesi “A livello internazionale - ha spiegato Alessandro Iallamo di Save the Cildren Italia - la promozione dell'allattamento non deve essere vista come una faccenda che interessa i paesi poveri. Tutto il mondo deve essere coperto dalle campagne per il rispetto del codice e bisogna in primis cambiare la mentalità sull'allattamento. Ecco perché tutti i 196 paesi delle nazioni unite, tra i quali anche l'Italia, si devono impegnare sul serio per aiutare e sostenere tutte le donne nell'allattamento, ovunque esse siano”. Allarmanti i dati di Save the Children Italia diffusi duranti il convegno, secondo i quali sarebbero centinaia di miliardi i dollari che vanno in fumo ogni anno nei paesi ricchi del mondo proprio perché non si sostiene l'allattamento al seno. “Mentre altre pratiche mediche come cure e vaccinazioni vengono sostenute e promosse dai governi - continua Iallamo - per l'allattamento c'è ancora molto da fare e questo fa perdere ai governi centinaia di migliaia di dollari ogni anno”.

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