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Alimentazione vegana in gravidanza, nessun rischio per il feto se la dieta è bilanciata

Il professor Chiechi dell'università di Bari sull'allarme per i casi di deficit di vitamina B12 e i possibili danni per i neonati

Arianna Fioravanti
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«Gli effetti delle diete vegetariane non sono più un'opinione», dichiara il professor Luigi Mario Chiechi, ostetrico-ginecologo dell'Università degli Studi di Bari, dopo l'allarme lanciato dai medici dell'ospedale Bambino Gesù di Roma e del Meyer di Firenze, che hanno riferito un aumento, negli ultimi due anni, dei casi di deficit di vitamina B12 durante la gravidanza, con il rischio di danni neurologici permanenti per il neonato. Fra le cause del deficit, secondo i citati medici, la dieta vegetariana e vegana. Eppure, sottolinea Chiechi, «il nostro Ministero della Salute asserisce come una dieta vegetariana "conferisca protezione" nei confronti di molte malattie e sia "associata a una riduzione della mortalità per tutte le cause. Rispetto alle diete vegetariane, la dieta vegana sembra offrire un'ulteriore protezione dall'insorgenza di obesità, ipertensione, diabete mellito di tipo 2 e mortalità cardiovascolare...". Il tema dell'alimentazione vegana in età pediatrica ha spaccato l'Italia in due. Moltissimi gli approfondimenti dedicati a un tema così importante, anche se spesso l'argomento è stato trattato in modo parziale, sfociando sovente in veri e propri siparietti televisivi. Ma dal punto di vista scientifico, oltre a quanto asserito dal nostro Ministero della Salute, ci sono basi per ritenere sana e priva di pericoli la dieta vegana? «Altre autorevoli società scientifiche internazionali hanno da tempo ugualmente dichiarato come una dieta vegana bilanciata assicuri una adeguata nutrizione in tutte le fasi della vita, compresa la gravidanza e l'allattamento», prosegue il professor Chiechi. «Per di più nelle nazioni sviluppate, donne che seguono una alimentazione vegana durante la gravidanza hanno figli con maggior peso e minore incidenza di basso peso alla nascita, come evidenziato dalla Academy of Nutrition and Dietetics. La dieta vegana in sé, quindi, non soltanto non comporta rischi per madre e feto, ma comporta maggiori benefici rispetto alla cosiddetta "dieta occidentale"». Negli ultimi anni abbiamo sentito casi di bambini ricoverati in ospedale per deficit attribuiti a una alimentazione vegana, salvo poi scoprire che le cose non stavano esattamente così. L'allarme ora riguarda i feti. Ci sono precauzioni alimentari che una gestante vegana dovrebbe adottare? «Ovviamente anche in gravidanza la dieta vegana, come ogni tipo di regime alimentare, deve essere equilibrata, calibrata sulle nuove necessità, integrata con vitamina B12 e ben seguita dalla ostetrica o dal ginecologo, come tutte le gravidanze. Risultano pertanto incomprensibili alcune espressioni quali: "I mezzi di comunicazione e quelli istituzionali dovrebbero segnalare subito e con forza la pericolosità di una dieta vegana vegetariana in gravidanza". Quello che invece dovrebbe essere specificato "subito e con forza" sono gli effetti salutistici delle diete vegetariane, e accertare le cause del deficit di vitamina B12 in gravidanza, non necessariamente limitate all'alimentazione vegana; vale a dire chiarire come mai, in un sistema sanitario come il nostro, questo deficit non sia stato evidenziato durante la gravidanza ma soltanto dopo la nascita». A fronte delle dichiarazioni dei colleghi del Bambino Gesù e del Meyer, il professore Chiechi pone molti quesiti particolarmente significativi per le gestanti che seguono un regime alimentare privo di animali e derivati. «Se la dieta vegana così come consigliata in gravidanza non è dannosa, anzi, perché queste espressioni? Da quali dati dello studio gli autori hanno tratto questa conclusione? Quali sono state le criticità che hanno causato gli esiti evidenziati dagli autori? Rifiuto delle donne che adottano ad assumere gli integratori prescritti? Ciò che deve essere messo in discussione non è una scelta di sensibilità verso gli animali, la salute e l'ambiente, ma l'opportunità di una alimentazione salutistica che certamente non è la dieta occidentale, ricca di carne e derivati, zuccheri, grassi e non-cibi industriali, come ormai stabilito». Sul banco degli imputati la vitamina B12, che, ricordiamo, viene prodotta soprattutto dai batteri del terreno. Quantità di vitamina B12 si possono trovare negli alimenti vegetali prima di finire sotto l'acqua per essere lavati. Agli animali d'allevamento intensivo, che non vedono mai un pascolo, vengono dati mangimi addizionati di vitamina B12, la quale passa nel corpo umano attraverso l'animale ingerito. Per quale motivo le persone mangiano animali a cui vengono somministrati integratori di B12, mentre osteggiano l'integrazione diretta? «L'integrazione con vitamina B12 non è osteggiata in linea di principio, né tantomeno rifiutata da chi segue un'alimentazione vegana, perché ben si comprende come le moderne pratiche di igiene abbiano reso impossibile un adeguato introito di vitamina B12 con gli alimenti vegetali. D'altra parte tutte le società scientifiche vegetariane consigliano l'integrazione con vitamina B12, un punto su cui non c'è contenzioso, anzi molta attenzione. Si rimane perplessi. Nella nostra pratica clinica non ci siamo mai trovati di fronte a prese di posizione ostative da parte delle donne nei confronti di integratori che risultavano necessari, abbiamo sempre parlato, discusso, spiegato, cercato di capire le ragioni». 

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