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Bufale online e psicosi digitali, quando il web non aiuta la salute

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Nell'era digitale le fake news, più comunemente in italiano "bufale", stanno assumendo un ruolo sempre più importante nell'influenzare le opinioni dei cittadini, anche su questioni cruciali come la salute pubblica. Di questo argomento si è occupata Bem Research nell'analisi flash intitolata Salute online, tra fake news e psicosi collettive. Un primo elemento che emerge è che l?accesso a milioni di informazioni di natura sanitaria spinge le persone sempre più spesso all'autodiagnosi, non necessariamente però corretta. Non a caso tra le frasi più frequentemente ricercate su Google.it si trova "come leggere le analisi del sangue". È soprattutto in tema di vaccini che l'influenza negativa delle false notizie si fa sentire maggiormente. Osservando l'andamento delle ricerche online su informazioni inerenti gli effetti collaterali dei vaccini si rileva un crescente interesse su questa tematica, interesse che registra dei picchi in occasione di alcuni eventi specifici. Un esempio è quello del novembre 2009, quando la ministra della sanità del governo polacco pronunciò un discorso pubblico in cui mise in dubbio l?efficacia dei vaccini antinfluenzali. Se da un lato il web può alimentare la diffidenza verso pratiche sanitarie riconosciute dagli esperti come efficaci, allo stesso tempo internet può facilitare la diffusione delle psicosi collettive. È il caso, ad esempio, della meningite, virus che in Italia ha colpito meno di 3 persone ogni milione di abitanti nel 2016. "L'interesse sul web per "meningite" e "vaccino meningite" ha avuto un picco proprio nel periodo più recente - sottolinea Mariachiara Marsella, web marketing manager di Bem Research - La regione più interessata da questo fenomeno è la Toscana, che tripla l'interesse degli utenti del Piemonte e doppia quelli del Lazio. È però in Piemonte che l'incidenza dei contagi da meningite è più alta in Italia: 5,9 contagi per ogni milione di abitanti, secondo quello che emerge dai dati dell'Istituto Superiore di Sanità. La Toscana ne registra 5,6 e il Lazio 5,1". A cosa si deve quindi tutto l'interesse della Toscana verso la meningite? Una possibile spiegazione può essere ottenuta osservando la relazione tra il numero di pagine web che hanno trattato notizie sulla meningite riportando nel titolo la regione in cui si è verificata l'infezione. Su un totale di 26 mila pagine digitali oltre 5 mila hanno riguardato la Toscana. L'altra regione con un'alta copertura di notizie è il Veneto, ma con non meno di 2 mila pagine. Proprio l'enfasi data ai casi di meningite dalle notizie apparse online risulta essere fortemente correlata all'interesse degli utenti sul web. Nello specifico è pari al 75% la correlazione tra indice di interesse sul web su base regionale e il numero di pagine che trattano il tema a livello locale, contro una correlazione di meno del 30% tra l'interesse sul web e l'incidenza del numero di contagi. "Il web sembra giocare un ruolo rilevante nel diffondere le psicosi collettive - continua Marsella - Un'indicazione al riguardo può essere tratta guardando al rapporto tra il numero di pagine digitali che hanno affrontato casi di meningite e l'incidenza dei contagi. Tale rapporto è massimo nelle regioni del Mezzogiorno: circa 5 mila pagine web per ogni caso di meningite in Campania, 1.100 in Puglia, mille in Calabria. Questa evidenza sembrerebbe indicare come faccia più scalpore sul web un caso di meningite al Sud rispetto ad un contagio verificatosi nel Centro-Nord d'Italia", conclude Marsella.

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