TRA SCIENZA E FANTASCIENZA
Vuoi sapere se morirai nei prossimi 5 anni? Te lo dice l'esame del sangue
Eravamo rimasti al test sulla durata della vita individuata attraverso la «lettura» dei telomeri, strutture sulla punta dei cromosomi che si accorciano quando l’età biologica non corrisponde a quella anagrafica. Dunque fino a ieri sapevamo che (più prima che poi) saremmo stati in grado di capire se avremmo festeggiato i cent’anni. La ricerca tuttavia ha voluto approfondire l’argomento arrivando all’inquietante precisione di un cecchino, in materia di durata della vita. È in arrivo infatti un nuovo esame attraverso il quale è possibile sapere in anticipo quali sono le probabilità di morire nei successivi 5 anni. Un gruppo di ricercatori internazionali ha messo a punto un test in grado di predire il rischio di morte immediata. In particolare, gli studiosi hanno scoperto un marcatore nel sangue che rileva le particelle elementari del cancro, delle malattie cardiache croniche e di una serie di altre gravi condizioni. I risultati, pubblicati sul Canadian Medical Association Journal, suggeriscono che il nuovo test del sangue è molto più accurato nella valutazione del rischio morte rispetto ad altri metodi precedenti. I ricercatori hanno raccolto i dati di 6.545 uomini con un’età compresa tra i 45 e i 69 anni, in un periodo di tempo che va dal 1997 al 1999. I partecipanti sono stati seguiti fino al 2015. Gli studiosi hanno guardato ai marcatori dell’infiammazione tra cui l’interleuchina-6 (IL-6). Gli altri due marcatori sono la proteina C-reattiva (Crp) e l’alfa 1-glicoproteina acida (Agp). Ricerche precedenti hanno suggerito che quest’ultimo marcatore è il più forte predittore di morte nei successivi 5 anni. Ma questo nuovo studio ha invece scoperto che il marcatore più accurato è IL-6. Il prossimo passo sarà quello di validare questi risultati su una casistica più ampia. Con conseguenze di carattere scientifico, etico, psicologico e persino economico. «Penso che tutti siano curiosi di sapere quanto vivranno» diceva il professor Jerry Shay, tempo fa, mentre approfondiva analogo (ma non così preciso) test ematico, dal Medical Centre della University of Texas. Sarà. Un test del genere, qualora dimostrasse d’essere l’equivalente di una profezia, potrebbe causare più danni che benefici. Una condanna a morte o una speranza di longevità, forse inutili se non in grado di costituire un’arma di prevenzione. Difficile valutare la portata di una simile scoperta. In qualche modo servirebbe a capire se godersi la vita e spendere tutti i propri soldi o se risparmiare in virtù di una prospettiva di vita piuttosto prolungata. Di sicuro modificherebbe l’atteggiamento delle società di assicurazione, che prima di stipulare una polizza invocherebbero il diritto a sapere quanto vivranno i loro clienti. Dal punto di vista religioso poi la questione apre un dibattito difficile da gestire: è giusto sapere quanto durerà la vita di ognuno? I progressi della medicina sono stati capaci di approfondire la struttura delle cellule e di predire talune malattie come il cancro. Non a caso l’attrice Angelina Jolie ha provveduto a sottoporsi a una mastectomia bilaterale e all’asportazione di utero e annessi, perché geneticamente predisposta ad ammalarsi di cancro, malattia a causa della quale è morta sua madre. La ricerca, in questo caso, ha un senso ed è un dovere anzi far sì che un test ematico come quello al quale si è sottoposta l’attrice americana sia alla portata di tutti (al momento non lo è: può farlo solo chi ha soldi da spendere). Un esame del sangue che predice la morte rivela tutta la sua ambiguità. Nell’illustrare i progressi fatti e la scoperta dell’innovativo test, i ricercatori non spiegano un dettaglio che renderebbe la notizia completa e non solo leggeramente inquietante, come sembra. Conoscere la propria data di morte significherà, in sostanza, riuscire a procrastinarla o invece, usciti dal laboratorio occorrerà andare a fare testamento? Presto per dirlo, perché la verifica dell’esame è tuttora in corso. Di sicuro, si tratta di un test che farà parlare. E scrivere.