Shock anafilattico: 5 regole per non sbagliare
Alimentare o da contatto, l’allergia è maggiormente responsabile di shock anafilattico in età pediatrica. L’incidenza varia in relazione al tipo di fattori scatenanti e della fascia anagrafica. Tra le cause maggiormente responsabili in età adulta ci sono punture di imenotteri (api, vespe e calabroni) in soggetti allergici al loro veleno. 5 REGOLE - Essere sempre consapevoie di quali misure adottare e sul come istruire chi è al nostro fianco è importante. Ecco i consigli degli specialisti della Società Italiana Allergologia, Asma ed Immunologia Clinica (SIAAIC): per non sbagliare. 1) Chiamare aiuto: “Credo che la raccomandazione migliore che si possa dare a pazienti e operatori sanitari per la gestione dell'emergenza shock anafilattico, ovunque essa si verifichi è quella di chiamare aiuto presto - sottolinea la Prof.ssa Chiara Gasperini - quindi, nello specifico chiamare il 118, se si è fuori da un ospedale, oppure attivare il team di emergenza intraospedaliera, se si verifica ad esempio in un ambulatorio all'interno di un ospedale. Questa raccomandazione vale ancor più se il paziente si trova da solo quando si verifica l'anafilassi o in posti remoti (alta montagna, luoghi isolati). L'intervento del soccorso avanzato può essere cruciale soprattutto se il paziente non è stato precedentemente istruito all'utilizzo dell'autoiniettore di adrenalina”. 2) Mantenere la calma: facile a dirsi e non a farsi, ma se il paziente resta calmo riesce a mantenere la lucidità necessaria, ad esempio per autosomministrarsi correttamente l'autoiniettore dell'adrenalina. 3) Mantenere la posizione: che si considera più comoda: non è necessario ad esempio che il paziente sia steso supino nel caso in cui il sintomo maggiore sia la difficoltà respiratoria. Al contrario, in caso di sensazione di svenimento, è necessario sdraiarsi e sollevare le gambe di 30-40 gradi. 4) Non bere e non mangiare: una delle reazioni tipiche classiche di fronte ad un paziente che si sente svenire è quella di somministrare liquidi per bocca (acqua o altro). E' invece vitale che il paziente vittima di uno shock anafilattico, dal momento che inizia a stare male, non assuma nessun cibo solido o liquido per bocca perché non può trarre nessun beneficio e anzi lo espone, in caso di perdita di coscienza, al rischio concreto di inalazione di materiale gastrico. 5) Seguire il consiglio dei sanitari nella gestione immediata dello shock (es: necessità di ricovero in ospedale), ma soprattutto, una volta superata la fase acuta, nelle raccomandazioni diagnostiche e terapeutiche volte a definire bene il rischio allergico ed a prevenire reazioni severe in futuro.