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Un'app individua allergeni pericolosi dal codice a barre

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Allergie alimentari: gli specialisti formino ristoratori e chef

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La tecnologia in soccorso di quanti soffrono di allergie alimentari: un'app permette dal codice a barre un'identificazione delle caratteristiche dei prodotti alimentari acquistati. L'hanno realizzata due giovane cesenati, Luciano Venezia e Enza Gargiulo, che hanno presentato la loro applicazione per smartphone e tablet, “Edo”: si fotografa col proprio apparecchio il codice a barre sull'etichetta del prodotto e sullo schermo compare una scheda che illustra con chiarezza ingredienti, valori nutrizionali, grassi, zuccheri e conservanti presenti. Un sofisticato algoritmo indica poi, con un voto da zero a dieci, quanto è sano il prodotto, segnalandone l'idoneità per celiaci e intolleranti al lattosio. In caso contrario, Edo propone una lista di prodotti alternativi.     MATRIMONIO - Questa è solo l'ultima delle novità emerse nel 28° Congresso Nazionale della SIAAIC conclusosi ieri, sabato 18 aprile. Al centro dell'incontro il matrimonio tra medici, mense scolastiche, chef e ristoratori per tutelare la salute del paziente. E quindi largo ai temi della tracciabilità, della trasparenza, della formazione degli operatori che rivestono un ruolo strategico nel comparto del consumo alimentare: serve dunque una sinergia tra diversi enti.     ALIMENTI - “Quello delle allergie alimentari è un problema sociale importante, poiché una vasta fetta della popolazione mostra reali intolleranze agli alimenti, ma la gravità è notevole per le allergie vere e proprie, visto che gli effetti possono essere letali con una crescita dello shock anafilattico da alimenti (latticini, uova, frutta, nocciole…)”, ha affermato in apertura il professor Domenico Schiavino, membro del Direttivo SIAAIC e allergologo al Policlinico Gemelli di Roma. “Esiste anche il problema degli allergeni nascosti, trascurati ma spesso causa primaria dei disturbi, come nel caso del grano saraceno, spesso usato per la pizza” – sottolinea Enrico Heffler segretario SIAAIC. “Il paziente deve conoscere meglio i presidi farmacologici” ha proseguito Heffler, “c'è ad esempio un sottoutilizzo dell'adrenalina autoiniettabile, che spaventa il paziente e di cui non sono noti gli effetti benefici”.     CONTROLLI SU CIBI - Ma chi controlla gli alimenti? La dottoressa Lucia De Castelli ricercatrice del Laboratorio Controllo Alimenti Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle D'Aosta, con altri nove istituti italiani, fa parte di una rete coesa per il controllo degli alimenti e vara specifici progetti di ricerca. Il lavoro dell'Istituto è basato sulle norme europee ed in particolare sul Regolamento CE 1169/2011, che prevede che i clienti vengano informati della presenza di tutte quelle sostanze responsabili di intolleranze alimentari e che possono causare reazioni avverse, dal latte al pesce, dal frumento alle uova ai crostacei. Ogni qualvolta viene individuata la presenza di allergeni che rende gli elementi non conformi, parte una segnalazione che informa tutti i Paesi europei. L'Istituto è attivo dal 2006: componenti non conformi sono stati ravvisati per il 32% nell'ambito di cereali e panetteria, per il 13% in gelati e dolciumi, 13% nei prodotti di pesca, ma ogni ambito viene coinvolto, anche i cibi dietetici; i risultati del quinquennio 2008-13 mostrano però una sensibile riduzione della positività degli alimenti per quanto riguarda il Piemonte. “Occorre inserire dei limiti nella soglia di assunzione di certi componenti”, punto sul quale i medici si sono detti rigorosi.     ACCESSORI PER CELIACI - Tra le aziende partecipanti, interessante l'approccio intrapreso da alcune realtà produttive per facilitare la vita quotidiana di celiaci, soggetti allergici o intolleranti a determinati allergeni. “Abbiamo un laboratorio interno accreditato in cui possiamo monitorare la sicurezza in ogni fase della nostra produzione”, aggiungendo che “si tratta di un settore in cui c'è poca informazione e poca formazione; iniziative come questa dovrebbero essere intraprese più frequentemente”. Ha sottolineato Claudia Sguaita Responsabile Qualità e Ambiente di Sambonet Paderno (TO), azienda di pentolame e posateria per la grande distribuzione, prima azienda del settore a offrire al canale “fuori casa” una linea completa di pentolame e utensili da destinare alla preparazione di pietanze senza glutine. Francesca Verrigni, titolare del pastificio abruzzese omonimo, ha sottolineato l'importanza della qualità del grano e delle coltivazioni bio. I nuovi formati di pasta sine gluten vanno incontro alle esigenze di una comunità di 700mila persone. Virginia Maschio, imprenditrice torinese e Responsabile Marketing & Comunicazione di Fior di Loto, ha portato un'esperienza diretta: lei stessa è celiaca, ha così creato una linea di prodotti biologici estranea a qualsiasi contaminazione. Anche Claudio Sbaraglia, ad di Delixia, imprenditore italo argentino, ha adattato il suo dolce di latte alle nuove esigenze nutrizionali. “Abbiamo abbassato il livello dello zucchero e successivamente eliminato glutine e lattosio. Siamo stati molto apprezzati, tanto da essere fornitori del Vaticano e di Papa Francesco”.

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