Differenze tra il diabete di tipo 1 e di tipo 2
Per chi soffre di diabete è in arrivo una nuova classe di farmaci in cui il rene svolge un ruolo fondamentale. Ma esistono due tipi di diabete, quello di tipo 1 e l’altro di tipo 2: le caratteristiche sono differenti. Si riflette nel loro trattamento? Ne parliamo con il professore Andrea Giaccari, professore di Diabetologia Policlinico Gemelli di Roma e Presidente Associazione DiabeteRicerca. TIPO 1 - “Il diabete di tipo 1 determina la distruzione completa delle cellule che, all’interno del pancreas, producono l’insulina. Non potendo contare sulla propria produzione di questo ormone, chi ha questa forma di diabete è costretto a somministrarsi insulina per mantenere sotto controllo la glicemia. La terapia per il diabete di tipo 1 è quindi di tipo insulinico, con il paziente che deve somministrarsela tramite iniezione, in genere almeno 4 volte al giorno, o attraverso microinfusori. Uno stile di vita sano è poi fondamentale: il paziente deve seguire una dieta libera ma equilibrata e mantenersi in forma con l’attività fisica”, spiega Giaccari. TIPO 2 – “Il diabete di tipo 2, la forma più comune, è invece molto spesso legato a uno stile di vita scorretto, caratterizzato da un’alimentazione non equilibrata e da una scarsa attività fisica. Questa forma ha anche una forte caratterizzazione genetica, per cui tende a essere ereditario: chi ha genitori o parenti diabetici ha maggiore probabilità di sviluppare la patologia. Derivando molto spesso da abitudini non equilibrate, la correzione dello stile di vita è il primo presidio terapeutico per questa forma di diabete. Nel caso ciò non fosse sufficiente a tenere sotto controllo la glicemia – ed in molte persone accade anche se lo stile di vita è perfetto –occorre intervenire con i farmaci. Attualmente ci sono sei classi di farmaci a disposizione, che a breve, grazie all’arrivo di Dapagliflozin, diventeranno sette il diabetologo potrà quindi combinarli per formulare il miglior trattamento possibile per ogni singolo caso. La personalizzazione della terapia è infatti unaspetto fondamentale nella cura del diabete di tipo 2 e rappresenta, inoltre,una delle maggiori difficoltà per il medico, che deve analizzare e comprendere a fondo il quadro clinico e lo stile di vita della persona”, dice il professore. RENI - La nuova classe di farmaci, gli inibitori del SGLT2, sfrutta un meccanismo naturale sviluppato dal nostro organismo e regolato dai reni per difenderci dall’iperglicemia. Dobbiamo ricordare che il rene filtra tutte le sostanze presenti nel sangue, incluso il glucosio. Il glucosio passa quindi nelle urine, ma viene poi riassorbito e reimmesso nel sangue per renderlo nuovamente disponibile per l’organismo. Quando però i valori di glicemia aumentano oltre una certa soglia, l’eccesso di glucosio non viene riassorbito, ma lasciato nelle urine e di conseguenza smaltito, ripristinando una situazionedi equilibrio. Insieme con l’insulina, il rene è quindi il principale meccanismo naturale che abbiamo per difenderci dall’innalzamento della glicemia. GLICOSURIA – “Partendo da questo presupposto, la nuova classe di farmaci e amplifica la capacità del rene di indurre la glicosuria, cioè l’eliminazione degli zuccheri attraverso le urine, senza interferire in alcun modo con altri meccanismi, in particolare con l’insulina. Ciò costituisce un grande vantaggio nel campo delle terapie del diabete. La nuova molecola permette infatti diabbassare la soglia oltre la quale il rene smette di riassorbire il glucosio, ottenendo la glicosuria anche per glicemie più contenute e prossime alla normalità”, conclude Andrea Giaccari.