“Vìola”, il progetto per abbattere il muro del silenzio
I medici di base sentinelle contro la violenza sulle donne. Pronti a indagare per tempo. A parlare, per prevenire, individuare i casi sospetti di abusi e abbattere il muro del silenzio. Con queste premesse parte “Vìola”, la prima campagna nazionale di sensibilizzazione sulla violenza domestica rivolta ai medici di famiglia. Presentata oggi al 30° Congresso della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) in corso a Firenze, è la risposta alle circa 15.000 donne che ogni anno subiscono maltrattamenti. Il presidente SIMG, Claudio Cricelli: “Oggi solo il 30% delle vittime parla degli abusi con i camici bianchi. Bastano poche domande mirate durante la visita per far emergere il non detto”. L’opuscolo per sensibilizzare i professionisti è già pronto. Così come l’indagine da sottoporre a tutte le pazienti. Due le domande fondamentali che fanno da ago della bilancia per i camici bianchi: ‘Si sente mai insicura in casa sua?’ e ‘Qualcuno ha mai provato a picchiarla o a farle male?’. I ‘campanelli d’allarme’, sono inoltre rappresentati dall’aumento dei problemi della sfera genitourinaria, ginecologica e gastroenterica, da mutamenti in senso negativo dell’umore e dalla perdita dell’autostima. A tutto questo si aggiunge il rischio doppio di depressione, abuso di alcol e psicofarmaci. La casa è poi l’ambiente dove si consuma la violenza: nel 60% dei casi l’autore del sopruso è il partner e nel 20% l’ex partner. Le conseguenze possono essere devastanti, perché, anche se si è liberata del proprio aggressore, la donna continua a percepire, in molti casi, la propria salute come negativa. Nel 2012 in Italia sono state uccise 124 donne. Il 69% era italiano così come il 73% degli assassini. Il 60% dei femminicidi è avvenuto tra persone che avevano una relazione di affetto e fiducia e nel 63% dei casi il reato si è consumato in casa o della vittima o di un familiare.