Anziani e chirurgia, rischio di fragilità in aumento negli over 65
Emergenza anziani. Del problema si parla nel 67° Congresso nazionale della Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva, in corso a Roma. “Negli ultimi cinque anni sono stati pubblicati oltre 221 studi sul tema fragilità e chirurgia nell’anziano mentre nei precedenti 20 anni il numero degli studi non superava le 60 unità – ha detto Gabriella Bettelli, coordinatore del Gruppo di Studio di Medicina Perioperatoria Geriatrica della SIAARTI, nonché membro del Gruppo di Lavoro Governo Clinico della Chirurgia Geriatrica del Ministero della Salute. “I soggetti che cadono sul tavolo operatorio sono sempre di più persone della terza età e il 10% degli over 65 sono persone che corrispondono ai criteri di fragilità. E’ molto importante saper riconoscere questo stato di fragilità. E’ una condizione nuova per la storia della medicina”. Secondo la studiosa, infatti, c’è stata una sorta di selezione darwiniana alla rovescia: i progressi della medicina ora sono in grado di “recuperare” tante persone che in passato sarebbero morte prima. “Per un’anestesista rianimatore - ribadisce l’esperta - è molto importante conoscere il soggetto di fragilità perché aiuta a individuare quelle persone che potrebbero rispondere a un evento stressante, come un intervento chirurgico, in maniera molto grave”. Il numero degli interventi di chi è nella fascia pensionabile, è aumentato del 38%. Per non parlare di delirio postoperatorio: “È una temibile complicanza che compare nel 15-65%, in funzione di tipo di chirurgia, fattori di rischio e qualità dell’assistenza. Si tratta di un’alterazione del livello di attenzione, che insorge nelle prime 24-48 ore, presenta andamento fluttuante con alternanza di lucidità, inversione del ritmo sonno veglia, e possibilità di presentarsi in forma agitatoria, depressiva o mista. A volte, il quadro consiste solo in uno stato di apatia, che può passare inosservato e quindi non diagnosticato e non trattato. I fattori di rischio sono l’età, i deficit cognitivi, le alterazioni sensoriali (vista e udito), l’assunzione di determinati farmaci e la presenza di stimolazioni ambientali eccessive (luci, rumori)”, conclude l’esperta. Se si riuscisse a prevenire il delirio, oltre ai benefici fisici, sarebbero risparmiati 1200-3600 euro al giorno, visti i costi di degenza in un reparto di chirurgia.