Una scoperta tutta italiana contro le complicanze polmonari
Una nuova tecnica di ventilazione meccanica riduce le complicanze polmonari. È la scoperta italiana che porta la firma del professor Paolo Severgnini, anestesista rianimatore e tossicologo dell’Ospedale di Circolo di Varese e docente del Dipartimento di Scienza e Alta Tecnologia dell’Università dell’Insubria, che opera presso la Scuola di Specializzazione in Anestesia e Rianimazione diretta dal professor Maurizio Chiaranda. Chi volesse saperne di più legga lo studio tutto varesino realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Anestesiologia dell’Azienda Ospedaliera di Circolo e Fondazione Macchi di Varese, ora pubblicato su Anestesiology. Si legge anche la firma di altri colleghi di Severgnini, tra cui spicca Paolo Pelosi, docente di anestesiologia all’ Università degli Studi di Genova, membro del Consiglio direttivo SIAARTI, secondo il quale “la mortalità intraospedaliera, in seguito a chirurgia non cardiaca, è più elevata del previsto in Europa e le principali cause risultano essere le complicanze polmonari, cardiache e le infezioni. I meccanismi di alterazione polmonare indotti dalla anestesia generale e dalla chirurgia sono ben noti da tempo – afferma il docente genovese - ma le strategie ventilatorie in corso di anestesia non sono state oggetto di particolare attenzione fino a non molto tempo fa”. Il nodo è tutto lì: ventilando i pazienti “a rischio” in modo più protettivo e “gentile”, ossia con un volume corrente più fisiologico (6-7/ ml/Kg di peso ideale) e una pressione positiva di fine espirazione (PEEP) al di sopra della pressione atmosferica (circa 7-10 cmH2O) si riduce lo stress delle fibre polmonari e le problematiche causate dal collasso delle piccole vie aeree periferiche e delle alterazioni del polmone (atelettasie). Secondo Paolo Pelosi il nuovo modo di ventilare meccanicamente i pazienti in anestesia generale farebbe ridurre le complicanze da circa il 25-20% al 10-15% e i giorni di degenza sarebbero di 2- 4 giorni per non parlare poi dei costi: in un anno un Ospedale con circa 700 posti letto risparmierebbe circa da 700.000 a 1.000.000 di euro, senza contare la diminuzione dei costi anche sul territorio nazionale. “Durante l’anestesia generale e chirurgia – illustra Paolo Pelosi - avvengono numerose alterazioni del sistema respiratorio in seguito al rilassamento e/o paralisi dei muscoli respiratori indotto farmacologicamente e alle pratiche necessarie per il mantenimento della anestesia generale stessa e per la effettuazione dell’intervento chirurgico. In generale – spiega- si deve intubare e ventilare meccanicamente con un respiratore meccanico il paziente per mantenere la omeostasi delle funzioni vitali e in particolare la funzione respiratoria”. Con il nuovo tipo di ventilazione, che riduce il rischio di complicanze polmonari postoperatorie, si aprono dunque nuovi scenari per l’anestesiologia e altri studi sono in corso per confermare il ruolo predominante del volume corrente, della PEEP o di entrambi nel migliorare la prognosi dei pazienti.