Endometriosi: nel Lazio colpisce una donna su 10
Da oggi oggi c'è dienogest, la prima terapia orale specifica per ridurre i sintomi.
L'endometriosi nel Lazio colpisce una donna su 10. Quasi 300mila pazienti, costrette in certi casi ad aspettare fino a dieci anni per ricevere una diagnosi corretta. Malattia più diffusa di quanto si creda, ha una grande interferenza sulla qualità della vita determinando: disturbi del sonno (81%), influenze negative sul lavoro (79%), rapporti sessuali dolorosi se non impossibili, con conseguenze sul rapporto di coppia (77%) e, naturalmente, influenza negativa sulla propria vita sociale (73%). “La fascia di età più colpita (oltre il 50%) è quella tra i 29 e i 30 anni e ne soffre lo 0,4% delle adolescenti” spiega il professor Mauro Schimberni. Secondo il medico chirurgo specialista in ginecologia ed ostetricia ed esperto di riproduzione assistita, “si arriva a una diagnosi certa solo dopo circa 9 anni di indagini e cure, questo perché non sempre si accusano sintomatologie (dismenorrea, dolore pelvico) e, soprattutto, perché le donne pensano che i sintomi che le affliggono sono normali oppure non patologi”. Fatto sta che 8 donne su dieci ha ripercussioni sul lavoro. Ma oggi la ricerca è in grado di offrire loro un aiuto importante: si chiama dienogest ed è la prima terapia orale specifica approvata per la malattia. “È una molecola caratterizzata da profili di tollerabilità e sicurezza che ne permettono l'impiego a lungo termine”, ha spiegato il professor Giorgio Vittori, Past President della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) durante il Sanit, il 10° Forum internazionale della salute, appena concluso a Roma . “Un progestinico in grado di ridurre il dolore e la sintomatologia. Erano vent'anni che aspettavamo questa rivoluzione. Infatti, l'endometriosi è una patologia molto invalidante. Le Società Scientifiche e le Associazioni di pazienti già nel 2005 avevamo proposto al Parlamento italiano di includerla tra le malattie di interesse sociale, perché non riguarda solo la qualità della vita, ma tocca problematiche ben più ampie. È una delle più diffuse cause di infertilità: ne è colpito il 30% delle donne che non riesce a procreare. Una situazione che aggrava un dato già allarmante: nel nostro Paese registriamo ogni anno 250mila nascite in meno di quelle necessarie per mantenere la curva della previdenza sociale. In un momento nel quale il tasso di fecondità è così basso, è evidente come l'endometriosi diventi una questione nazionale. Per fortuna, nel 2012 la malattia è stata aggiunta nelle tabelle di invalidità. Secondo il nostro parere, il prossimo passo decisivo è l'istituzione di Registri regionali, presenti ad oggi solo in Friuli, il primo a disporre, dopo legge ad hoc (n.18/2012), un Osservatorio sulla patologia con il compito di promuoverne la diagnosi precoce e la sua conoscenza. Il vantaggio della creazione di questi strumenti è poco percepito: conoscere meglio il disturbo permette di organizzare strategie appropriate e minimizzare gli sprechi. Coglierlo nelle prime fasi significa ridurre di 25 volte la spesa sanitaria e previdenziale. Lanciamo quindi un appello agli Enti locali: realizziamo i Registri regionali. Se soltanto accettassero cinque Governatori, l'estensione scatterebbe in automatico a tutta l'Italia”. L'endometriosi è una patologia dovuta alla presenza di tessuto endometriale al di fuori della sua sede naturale, l'utero, che migra in altre sedi del corpo determinando lesioni locali. È in costante crescita e colpisce fin dalla giovane età: 7 su 10 presentano manifestazioni tipiche addirittura da adolescenti, ma il 47% deve consultare addirittura cinque specialisti prima di ricevere la diagnosi. “La terapia a base di dienogest riveste un'importanza assoluta per le pazienti in età riproduttiva”, aggiunge il prof. Felice Petraglia, Direttore della Scuola di Specializzazione in Ginecologia e Ostetricia dell'Università di Siena. “Induce uno stato di inibizione dell'ovulazione completo ma temporaneo, preservando così la salute delle ovaie. Come dimostrato dagli studi, dopo la sua sospensione l'attività fisiologica riprende in maniera regolare. L'efficacia della molecola permette di ridurre in modo drastico anche gli interventi chirurgici. Soluzioni comunque non definitive, che in un caso su 3 possono presentare recidive. Inoltre il dienogest non presenta conseguenze androgeniche di rilievo, come ad esempio l'irsutismo”.