La Roma di oggi è la Masada di ieri (ma noi non molliamo)
73 d.c., il Governatore della Giudea, Flavio Silva, conduce la decima legione “fretensis” ai piedi di Masada, per mettere fine alla resistenza degli ultimi focolai della rivolta giudaica, già stroncata con la presa di Gerusalemme nel 70 d.c. Masada è una fortezza inespugnabile, situata su una rocca impervia, ed è occupata da circa mille “Sicarii”, una fazione radicale degli zeloti. Come racconta lo storico Giuseppe Flavio, il sentiero per raggiungere la rocca è così arduo, tortuoso e ripido da percorrere che “i soldati romani non potevano poggiare su di esso contemporaneamente entrambi i piedi”. Inoltre, i difensori possono resistere ad un lungo assedio, perché sono provvisti di acqua, cibo in quantità ed aree coltivabili. La città, dunque, non si poteva "prendere per fame". Situazione impossibile, ma non per il genio Romano. Flavio Silva ordina di costruire una rampa enorme, che colmava 137 metri di dislivello, in modo da consentire il trasporto di altri mezzi d'assedio fin sotto le mura. Così fu fatto, e in due mesi oltre alla rampa, fu costruita una piattaforma di 29 metri che ospitava una torre d'assalto alta 27 metri. Fu aperta una breccia e si narra – ma gli storici sono discorsi su questo punto - che i difensori decisero di togliersi tutti la vita piuttosto che finire schiavi dei romani o essere uccisi da loro. Ancora oggi le reclute dell'esercito israeliano vengono condotte qui per giurare fedeltà al grido: ” Mai più Masada cadrà!”. Ed oggi? Paradossalmente, la Masada attuale è proprio la nostra Roma. Siamo rimasti in pochi Romani, asserragliati in una città che non riconosciamo ma pronti a tutto per difendere il nostro ideale, contro dei nemici inarrestabili: la rampa che è l'indifferenza, la piattaforma che è l'ignoranza e la torre che è la globalizzazione (noi che l'abbiamo inventata secoli fa'). L'esito sembra certo, ma noi siamo gli eredi di coloro i quali conquistarono Masada, non di coloro i quali subirono il corso del destino. Roma ha resistito a sette enormi devastazioni, ha attraversato i secoli della storia rimanendo sempre in piedi, anche nelle condizioni più disperate, solo perché città dello spirito. Il destino ci darà ragione ancora una volta, quindi da Romani quando vi chiedono ogni giorno: ”Come fate a vivere in una città in queste condizioni? Come state?”, rispondete “In piedi, come sempre”, perché… ROMA NON FINIRA' CHE CON L'ULTIMA CITTA' DEGLI UOMINI!