
Malagrotta, ora in discarica è allarme biogas. Cosa ha scoperto l'Arpa

Gli impianti di cattura del biogas prodotto dalle viscere della discarica di Malagrotta sono stati fermati venerdì 28 marzo, con annessi rischi. Proprio come Il Tempo ha rivelato otto giorni fa, senza però ricevere risposte chiare da Luigi Palumbo, amministratore giudiziario della società E.Giovi che il 26 marzo ha ordinato al personale lo stop impiantistico, né dalla Struttura commissariale della discarica, guidata dal generale dei carabinieri Giuseppe Vadalà. Ora però è Arpa Lazio, l’agenzia regionale di protezione ambientale, a lanciare l’allarme inquinamento.
È infatti proprio da due documenti di Arpa, che a Malagrotta si è recata il 28 marzo e il 2 aprile, che emerge come sono andate le cose da quando E.Giovi ha avviato il licenziamento di 65 lavoratori a causa di difficoltà economiche che ancora, nonostante gli incontri con il commissario di Governo, non hanno trovato una soluzione. Alle 21.30 del 28 marzo - si legge in una relazione interna di Arpa - al Servizio pronta disponibilità è arrivata una telefonata che segnalava «l’accensione della torcia d’emergenza presso il Complesso impiantistico di Malagrotta», quindi, «constatato il carattere d’urgenza e improcrastinabilità» della situazione, sono stati spediti sul posto tre tecnici che poi, il lunedì, hanno firmato la relazione sul sopralluogo svolto.

Malagrotta, "fermare gli impianti!": ora la discarica rischia un weekend "esplosivo"
Sulla quale si legge che in effetti la torcia era accesa (nella foto che pubblichiamo) e che nell’impianto c’era soltanto il personale di vigilanza. Quella sera intorno alle 23 è stato raggiunto al telefono il responsabile dell’impianto «il quale dichiarava al personale Arpa che l’impianto risultava chiuso e in manutenzione». Ma perché la torcia d’emergenza era accesa? L’Unità controlli 1 di Roma lo ha scoperto mercoledì scorso, durante un’ispezione al termine della quale il Dipartimento Pressioni sull’ambiente di Arpa ha scritto una lettera inviata tre giorni fa, il 3 aprile, a E.Giovi e al commissario Vadalà.
«Da informazioni apprese dal personaledella società E.Giovi presente all’ispezione - scrive una dirigente - emerge una situazione non ordinaria relativa all’utilizzo delle tre torce d’emergenza». Ovvero «a causa del fermo impiantistico in atto a partire dalla giornata di venerdì u.s. (il 28 marzo, ndr) tutte le torce sono risultate essere utilizzate per bruciare in maniera continuativa il biogas captato dalla discarica, con impatto dal punto di vista ambientale dovuto sia alle emissioni in atmosfera dei fumi di combustione, sia al dispendio di risorse energetiche». Insomma, con gli impianti spenti sarebbero state usate per giorni le torce che, però, dovrebbero servire per i casi di emergenza. Tanto che averne vista una accesa, pochi giorni prima, aveva fatto scattare l’intervento immediato dell’Arpa Lazio.
Ma la lettera a E.Giovi e commissario prosegue, evidenziando che «si è anche appreso di una possibile imminente interruzione della captazione stessa del biogas della discarica senza dunque neanche il convogliamento alle torce di combustione». Al momento a Malagrotta la produzione di biogas, che si forma spontaneamente dai rifiuti sotterrati, secondo Arpa è tra i cinquemila e i seimila metri cubi all’ora.
«Preme sottolineare - prosegue la lettera dell’agenzia - la ben nota natura climalterante delle emissioni in atmosfera di biogas da discarica e dei possibili rischi connessi alla potenziale formazione incontrollata di sacche di biogas». Anche i dipendenti di E.Giovi, come rivelato da Il Tempo, avevano avvisato la società che un lungo stop degli impianti potrebbe dar luogo a emissioni, crolli e persino esplosioni. «La situazione rappresentata - conclude Arpa, rivolgendosi a E.Giovi e commissario - esige pertanto un immediato intervento di ripristino delle situazioni gestionali ordinarie del complesso impiantistico afferente alla discarica di Malagrotta». Nell’interesse di tutti.
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