
In furgone alle case popolari per "censire" gli inquilini. Caccia a morosi e abusivi

«Donne (e uomini), è arrivato il censimento!». Nei prossimi dieci giorni un furgone di Roma Capitale inizierà il «tour» dei lotti delle case popolari per invitare gli inquilini ad autodenunciarsi. La prima tappa potrebbe essere Tor Bella Monaca, ma questo aspetto deve ancora essere definito, e si spera di invogliare le persone a scendere per spiegare al Comune la propria situazione reddituale e anagrafica offrendo loro anche altri tipi di servizi. Ad esempio informazioni su come ottenere il contributo per l’affitto e su come farsi prendere in carico dai servizi sociali.
L’iniziativa si chiama «Punto Abitare on the road» e con questa modalità itinerante, in aggiunta allo sportello fisico presso la sede dell’assessorato alle Politiche abitative, il Campidoglio spera di scoprire inquilini «ignoti» perché irregolari, facendo sì che inizino a pagare il dovuto per l’alloggio e intraprendano un percorso di legalità. Ma il censimento serve anche a far emergere i morosi e coloro che negli anni hanno visto migliorare (o peggiorare) la propria situazione reddituale. Circostanza che potrebbe portare a un aggiornamento del canone di locazione. Tuttavia non può non sorgere qualche dubbio sul fatto che chi sa di essere abusivo o moroso, e non si reca volontariamente allo sportello per autodenunciarsi, possa decidere di farlo sotto casa (per il censimento Erp c’è tempo fino al 31 luglio). Ma l’assessorato il tentativo ha deciso di farlo.
Nel frattempo gli iscritti alla graduatoria per l’assegnazione di una casa popolare sono aumentati ancora, sfiorando quota 20 mila (per l’esattezza 19.170) e del nuovo bando che era stato annunciato dal Campidoglio per la primavera 2024 ancora non si sa nulla. Si continua infatti a fare riferimento a quello del 2012, l’ultimo pubblicato. Al contempo però, secondo l’ultimo dossier della Caritas diffuso a novembre, nella Capitale ci sono tra i duemila e i 2.500 alloggi occupati senza titolo e per quanto riguarda la graduatoria «permangono ancora 7.259 nuclei che hanno fatto domanda nel lontano 2013».

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Sempre la Caritas, nel «Rapporto sulla povertà a Roma», evidenziava che fronte di questi dati il numero di case popolari era ancora fermo al palo, visto che «120 alloggi acquistati dall’Inps da parte del Comune di Roma sono quasi totalmente in ristrutturazione e non ancora assegnati». Situazione, questa, denunciata da Il Tempo con diversi articoli pubblicati lo scorso anno. Ieri però il Campidoglio ha annunciato che altre 88 case dell’Inps verranno comprate per circa 13 milioni di euro. Stavolta tutte libere e in buone condizioni - assicurano fonti dell’assessorato al Patrimonio - e si trovano nei quartieri Don Bosco, Dragoncello, Settebagni, Labaro - Prima Porta, Magliana, Monte Cervialto, Nomentano, Serpentara, Torre Gaia, Torre Maura e Villa Gordiani.
«Stiamo tracciando una direzione precisa - afferma l’assessore Tobia Zevi - Aumentare il numero di abitazioni popolari disponibili per chi vive da anni in condizioni di disagio ed è in graduatoria. Allo stesso tempo proseguiamo il lavoro per superare i fitti passivi, acquisendo direttamente gli immobili oggi in locazione da Roma Capitale. Un intervento che rientrerà in una prossima delibera».
Prosegue intanto l’iter dei bandi pubblicati dal Comune per trovare case private da comprare e adibire ad alloggi popolari. Due sono in corso e il primo, che risale al 2023, si è concluso con una lista di offerte tra cui ci sono anche due immobili occupati abusivamente, di cui si sta valutando l’acquisto. Si tratta dei palazzi a rischio sgombero, sancito dalla Prefettura ad aprile 2022, di via Lucio Calpurnio Bibulo (per cui fin dal 2019 si parla dell’acquisto da parte del Comune per lasciare gli occupanti lì dove stanno) e via Gian Maria Volonté, occupato dal 2007. Entrambi gli stabili sono seguiti dai cosiddetti movimenti per la casa, che negli ultimi tempi, dopo la «luna di miele» iniziata con l’elezione di Roberto Gualtieri nel 2021, hanno ripreso a manifestare contro il Comune. L’accusa, sostanzialmente, è di eccessiva «timidezza» sulle politiche abitative. E chissà se, con l’acquisto di via Bibulo e via Volonté, le acque si calmeranno di nuovo.
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