Roma, sotto l'albero si ritrova una “cartella” Tari da 35 mila euro
Una «cartella» Tari da oltre 35 mila euro da pagare entro il 17 dicembre. È il regalo che quest’anno ha trovato sotto l’albero di Natale il signor Emanuele D’Andria, 78 anni, che spiega di usare una piccola stanza della sua casa in zona Pisana come studio per proseguire saltuariamente il lavoro di ingegnere. Proprio in merito a quest’attività professionale Ama lo ha accusato di «omessa dichiarazione» e di «evasione totale» del tributo, fra il 2020 e il 2023, per una superficie di ben 496 metri quadrati in cui, secondo la municipalizzata, avrebbe ricevuto i clienti nonostante si tratti di cantine e rimesse in due diversi immobili. «Un errore macroscopico. Per lavorare uso una stanza di 11 metri quadrati, dentro casa mia e non certo in una pertinenza, e pago la Tari dal 2003», racconta l’ingegnere a Il Tempo, spiegando di aver dovuto presentare ricorso alla Corte di giustizia tributaria «perché, nonostante abbia presentato istanza di autotutela, Ama non mi ha risposto». Non solo - continua - quando ha cercato di prendere appuntamento allo sportello, la data «veniva fissata ben oltre la scadenza dei 60 giorni. Cosa che mi ha costretto prima a provare con l’autotutela e poi a fare ricorso».
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Già ora l’esborso non è indifferente: «Siamo a 1.500 euro di commercialista e altri 120 di bollo. Ma niente in confronto a quanto Ama, sbagliando, mi chiede di pagare. Però ho scoperto che non è un problema solo mio». Intanto dal Municipio XI partirà oggi l’esposto con interrogazione urgente del consigliere di Fratelli d’Italia, Marco Palma, che alla ex circoscrizione e a Roma Capitale segnala di essere «venuto a conoscenza di diversi casi» di avvisi di accertamento con errori e imprecisioni, a fronte dei quali i cittadini vengono lasciati senza risposte. Un altro caso riguarda un anziano avvocato a cui vengono contestati alcuni mesi, tra il 2018 e il 2019, di omessa dichiarazione relativa a una casa per cui il professionista è certo di aver versato sempre tutto, dal suo conto corrente, nonostante quell’utenza fosse intestata alla madre. Una situazione che potrebbe essere chiarita in poco tempo, eppure anche in questo caso all’istanza di autotutela finora non sono seguiti contatti. «Un’amministrazione efficiente, vicina al contribuente - sottolinea il consigliere Palma - dovrebbe rispondere con un provvedimento motivato a tutte le istanze in un tempo congruo e comunque non oltre 30 giorni, in modo tale da lasciare il tempo di valutare se pagare oppure se presentare ricorso». Ad oggi invece, prosegue il consigliere, «nulla si può sapere sulle istanze di autotutela presentate. I contatti con lo 06.06.06 sono privi di utilità».
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A novembre Ama ha comunicato di aver scovato, tramite una task force, ben 139 mila «evasori totali» della Tari, tra utenze domestiche e non domestiche «risultate non iscritte nella banca dati», e di aver fatto partire i relativi avvisi. Tra questi potrebbe esserci anche quello inviato all’ingegner D’Andria, che accusa Ama di avere agito «con enorme superficialità. Se avessero controllato meglio - dice - saprebbero che nel 2022 ho dichiarato di aver cambiato casa e che da 21 anni pago regolarmente la Tari per gli immobili di mia proprietà». Finora però non è riuscito a far ascoltare le proprie ragioni. «Quando a ottobre è arrivata la cartella la prima reazione, appena ho visto l’importo, è stata mettermi a ridere. Poi però mi sono reso conto che strappando la lettera non avrei risolto nulla - racconta -. Ed eccomi qua, costretto a fare ricorso per farla annullare. Perché oltretutto non ho neanche la disponibilità per pagare quella cifra».