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Roma, municipi "risarciti" per i rifiuti. Vittoria del VI e il caso si allarga

Martina Zanchi

D’ora in poi almeno metà dei «benefit» economici che vengono corrisposti al Comune dagli impianti di trattamento dei rifiuti dovranno essere destinati ai territori che li ospitano e che subiscono tutti i disagi, dai cattivi odori al passaggio di camion colmi di pattume. La battaglia partita dal Municipio VI e in particolare dal suo presidente, Nicola Franco, è stata vinta mercoledì, con l’approvazione alla Pisana di un emendamento al Collegato al bilancio, ma ora dalle Torri il caso potrebbe allargarsi ad altre ex circoscrizioni dove ci sono siti di smaltimento, o dove sorgeranno nei prossimi anni. L’emendamento che ha fatto cantare vittoria al minisindaco di Fratelli d’Italia- che ha affrontato il Campidoglio lamentando l’«ingiustizia» di non poter gestire i ristori derivanti dal trattamento dell’immondizia a Rocca Cencia - è stato elaborato dall’assessore regionale ai Rifiuti, Fabrizio Ghera, e firmato da Giancarlo Righini, delegato al Bilancio.

 

  

 

 

La modifica è all’articolo 29 della legge regionale 27 del 1998, quella che prevede i benefit per i Comuni «sede dell’impianto o della discarica» in cui vengono conferiti rifiuti urbani anche da altre città, fissandoli in una quota compresa «tra il 10 e il 20%» della tariffa. Ora il Consiglio regionale ha aggiunto un nuovo comma, disponendo che i Comuni beneficiari «destinano una quota non inferiore al 50% degli importi introitati (...) alla realizzazione di interventi di mitigazione e di compensazione ambientale nei territori interessati dagli impianti o dalle discariche (...) anche avvalendosi dei rispettivi Municipi o circoscrizioni di decentramento». Per fare un esempio, i benefit versati al Campidoglio dall’impianto del Gruppo Porcarelli, a Rocca Cencia, si aggirano sui 300 mila euro l’anno. Ora, con la modifica alla normativa regionale, circa 150 mila euro dovranno essere investiti nel Municipio VI, che potrebbe addirittura gestirli direttamente.

 

 

«Abbiamo vinto, noi con i cittadini - esulta il minisindaco Franco - È una battaglia storica che mi onoro di portare avanti da anni e che oggi si corona di successo. Questa sarà l’eredità che lasceremo a chi verrà dopo». Nel frattempo a Rocca Cencia infuria la protesta dei residenti, esasperati dai cattivi odori che provengono dall’impianto di Ama, oggi utilizzato come sito di trasferenza per l’immondizia raccolta. Per questo lunedì, nella sala consiliare del Municipio, si svolgerà una seduta della commissione regionale Rifiuti presieduta da Laura Corrotti (FdI). Intanto però, dopo l’approvazione dell’emendamento sui benefit ambientali, sono già iniziate le riflessioni e le prime rivendicazioni di altri territori, a partire da quelli dove verranno aperti nuovi stabilimenti. Dai biodigestori di Casal Selce e Cesano, rispettivamente nei Municipi XII e XV, dove dal 2026 verrà trattata la frazione organica dei rifiuti urbani, fino al termovalorizzatore di Santa Palomba, nel IX, che dal 2027 riceverà 600 mila tonnellate di indifferenziato l’anno.

 

 

La condizione per «generare» benefit è che nei tre impianti in questione arrivi immondizia anche da altri Comuni e questo, soprattutto nel caso del termovalorizzatore, non è affatto escluso. Poi ci sono tutti gli altri impianti già attivi nella Capitale. Sono 160 secondo Arpa Lazio, escludendo 28 autodemolitori, ma non tutti rientrano nella normativa. La legge regionale infatti potrebbe riguardare, tra gli altri, il Tmb 1 di Malagrotta, riaperto da poche settimane, che al momento tratterebbe solo rifiuti romani ma che in passato ha aperto le porte anche ad altri Comuni. E poi l’impianto Ama di Rocca Cencia. In questo caso, però, il sindaco Roberto Gualtieri e l’assessore all’Ambiente, Sabrina Alfonsi, hanno assicurato che il Tmb è «chiuso definitivamente» dal 3 aprile 2023. Non ci sarebbe motivo, quindi, per aspettarsi conferimenti futuri extra Raccordo anulare.