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Roma, il cimitero Verano è una vergogna Capitale. Dilaga il degrado

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Susanna Novelli
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Una volta all’anno. Tanto lo sforzo per un maquillage ai cimiteri capitolini che serve solo a metter su il vestito della festa. E niente più di questo. All’entusiasmo con il quale Ama e Campidoglio hanno organizzato al cimitero monumentale del Verano le iniziative per il Ponte di Ognissanti, e soprattutto il giorno della commemorazione dei defunti, non ha però eguali. A differenza degli anni passati infatti, insieme alla mappetta del tour storico del campo santo, i visitatori sono stati omaggiati di un braccialetto alla citronella con tanto di scritta che rimanda al sito dei cimiteri capitolini. E già, perché andare a trovare il caro estinto può risultare assai pericoloso. Neanche il tempo di posare un fiore e recitare un eterno riposo che si viene assaliti da sciami di zanzare. La soluzione, certamente più efficace oltreché economica, sarebbe quella di procedere a disinfestazioni mirate e continue, così come il regolamento comunale obbliga i privati condomini. Ma si sa, il pubblico può quello che il privato deve.

 

 

Al simpatico braccialetto alla citronella poi si è pensato pure di dotare il personale che lavora nei cimiteri di un falcone di un noto repellente, ordinandone oltre duemila pezzi, pagandoli tuttavia a prezzo decisamente maggiorato. Al danno - erariale - la beffa delle condizioni in cui versa il cimitero più importante della Capitale. Spazzare i viali centrali, mettere fiori in vista, distribuire opuscoli e incrementare le navette assume il sapore della presa in giro, basta solo guardarsi attorno. Erba alta, tombe divelte, transenne che delimitano gli spazi e cartelli che avvisano di non passare perché pericoloso. E tutto ciò negli unici tre giorni in cui i riflettori sono accesi sul campo santo. Il resto dell’anno è ancora peggio. Spesso non c’è acqua, ad esempio, e anche i viali che per il 2 novembre vengono tirati a lucido, neanche troppo lentamente tornano nell’abbandono. Nell’oblìo verrebbe da dire, considerato il luogo. L’oblìo del culto, della nostra cultura cristiana, della civiltà millenaria che avrebbe dovuto insegnare il rispetto dell’altro e soprattutto di chi non c’è più. Dall’antica Roma con i monumentali sepolcri sulla Regina viarum alle catacombe, la nostra civiltà si misura anche - o soprattutto - su questo.

 

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