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Crazy Pizza, il paradosso della Capitale che multa Briatore per i fiori

Roberto Arditti
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La questione importante non sono certo i 212 euro di sanzione amministrativa per Flavio Briatore e il suo ristorante di via Veneto. In punto di diritto è, cioè, assai probabile che Crazy Pizza, con la sua riconoscibile vetrina contornata di fiori, si trovi fuori dal perimetro dei regolamenti. E siccome nessuno può porsi al di sopra della legge, la regola non può che valere anche per Briatore e tutte le sue attività economiche. Il tema quindi è un altro e deve essere evidenziato con forza: quale idea di Roma, della sua condizione, della sua amministrazione, del suo futuro c’è in quel provvedimento sanzionatorio? È Roma una città dalle ordinate attività commerciali, dove nessuno usa un metro di suolo pubblico che non gli compete, dove solo i titolari di licenze e permessi svolgono attività commerciali, dove nessuna consorteria illegale dispone a proprio piacimento di ristoranti o negozi di abbigliamento?

 

 

È Roma una città dal traffico ordinato, priva di abitudini consolidate al parcheggio in terza o quarta fila, una città nella quale i cantieri per le riparazioni stradali si concludono a tempo di record, una città senza buche nell’asfalto? È Roma una città che ha da tempo affrontato e risolto il tema della gestione dei rifiuti, utilizzando le più moderne tecnologie ed evitando di mettere tutto in discarica? La risposta è purtroppo «no» a tutte queste domande, perché Roma è una città comunque meravigliosa ma le cui amministrazioni (combinate con le abitudini di residenti e turisti) hanno quasi sempre lavorato buttando la palla in avanti anziché affrontando i problemi. Un esempio per tutti: in otto anni l’Italia fece l’autostrada del Sole, mentre la linea C della metropolitana della Capitale ha come obiettivo la conclusione dei lavori nel 2035 (e senza neppure arrivare al capolinea originale), per un progetto avviato negli anni ’90 del secolo scorso. Cinquant’anni per finire una linea, questa è la realtà.

 

Allora noi dobbiamo parlare il linguaggio dell’onestà sui 212 euro di multa a Crazy Pizza. Saranno pure sacrosanti sul piano formale, ma ci raccontano una Roma che preferisce un nobile declino (tanto caro a quel che resta della sua élite culturale, cinematografica e politica) a ogni ipotesi di spinta verso la crescita. Attenzione, qui non si tratta di fare di Flavio Briatore una vittima, ruolo che non gli riesce bene neanche quando dorme. Qui si tratta di ammettere l’amara verità: si preferisce punire chi investe, anche solo con un pizzicotto, anziché cercare colpevoli di ben altre nefandezze. Così portiamo Roma verso il basso, mentre invece dovremmo cercare di volare alto, come si addice a una città che ha fatto la storia del mondo. Ci pensi, sindaco Gualtieri. E vada presto a Crazy Pizza a ordinare una margherita o una quattro stagioni. Sarebbe un gesto rivoluzionario e saggio. Lo faccia subito, direi già stasera.

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