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Ztl e biglietti del bus, la Regione di Rocca ferma Gualtieri

Martina Zanchi
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Ci sarà la proroga di un anno per l’ingresso in Ztl Fascia verde dei veicoli diesel Euro 4, che quindi potranno continuare ad accedere per tutto il 2025, e nel frattempo la Regione lavora alle modifiche dell’attuale «Piano della qualità dell’aria», approvato durante l’amministrazione Zingaretti, con l’obiettivo di rendere il blocco del traffico solo un’opportunità per i Comuni e non più un obbligo. La delibera regionale che accoglie la richiesta del Campidoglio di posticipare lo stop per 133 mila diesel Euro 4 (e di conseguenza anche gli Euro 5) dovrebbe arrivare in giunta in settimana, in attesa che il Comune invii alcuni dati mancanti, ma l’orientamento della Regione ormai è chiaro. «Arpa ci dice che la qualità dell’aria nella Capitale è in miglioramento da dieci anni a questa parte e che non c’è una correlazione, né scientifica né statistica, tra la circolazione dei veicoli e le rilevazioni delle centraline», afferma Marco Perissa, deputato e coordinatore romano di Fratelli d’Italia, che segue il dossier Fascia verde. Nella nuova versione del Piano potrebbe essere previsto, ad esempio, un meccanismo per cui al miglioramento dei dati dai territori possano venir meno anche i divieti.

Il Campidoglio però non ha rinunciato all’idea di multare le auto più vecchie, benzina fino a Euro 2 e diesel fino a Euro 3 (che peraltro sono già vietate da anni). Il mese scorso, interpellato da Il Tempo, l’assessorato capitolino alla Mobilità ha spiegato che l’attivazione dei varchi potrebbe avvenire la prossima primavera, in pieno Giubileo. «Noi riteniamo commenta Perissa - che non siano necessari altri varchi e neanche attivare il Move-in (il sistema che conta i chilometri percorsi in Fascia verde, ndr) ma la scelta spetta al sindaco Gualtieri». Intanto i comitati No Ztl si preparano a una nuova manifestazione di protesta in piazza del Campidoglio, fissata al 10 ottobre. Sempre in tema di mobilità Regione e Comune si stanno confrontando anche sul nodo degli aumenti sui biglietti del bus. A quanto pare infatti l’amministrazione Rocca ha deciso di bocciare la richiesta capitolina di incrementare il costo del ticket da 1,50 a due euro dal 2025. Per farlo serve il via libera della Regione e il primo cittadino, con una lettera inviata il 2 settembre al governatore, ha prospettato gli aumenti come l’unica soluzione per chiudere il nuovo contratto di servizio di Atac, per cui servono circa 22 milioni, mentre grazie al rincaro del Bit- questa è la stima presentata da Roma Capitale alla Pisana - se ne potrebbero incassare 16,5 nel 2025; 14,8 nel 2026 e 16 nel 2027. La Regione però sta per presentare due atti con cui, da un lato, approva uno stanziamento di 10 milioni l’anno in favore di Atac e, dall’altro, nega al Comune l’autorizzazione ad attuare gli aumenti indiscriminati. E forsein Campidoglio se lo aspettavano. «L’adeguamento del Bit non è purtroppo eludibile», ha dichiarato l’assessore Patanè la scorsa settimana, dopo un incontro con il collega Fabrizio Ghera e i sindacati, prospettando poi come «più che plausibile», senza il rincaro, «il taglio delle agevolazioni o dei servizi o dei chilometri». Scenario che non convince affatto Perissa: «Stiamo lavorando nella direzione di evitare l’aumento del Bit e di garantire ad Atac la copertura di buona parte dei fondi. Dopodiché, consigliamo al Comune di capire come finanziare la parte mancante. Deciderà il Campidoglio, ad esempio - conclude - se ricalibrare gli sconti per gli studenti in base all’Isee oppure togliere le agevolazioni agli invalidi».

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