camici bianchi

Regione Lazio, Rocca dà il via alla rivoluzione per fermare la fuga dei medici

Antonio Sbraga

Questa casa (della salute) non è un albergo e, contro le «porte girevoli» dei continui passaggi di medici da un ospedale a un’Asl (e viceversa), ora arriva anche nel Lazio la clausola che stoppa il fuggi-fuggi dei camici bianchi neo-assunti almeno nel loro primo quinquennio da dipendenti. La Regione ha infatti approvato una «nuova procedura di autorizzazione all’assunzione del personale del Servizio Sanitario Regionale». Stabilendo che ogni «bando di concorso deve prevedere la clausola per cui il vincitore della procedura si impegna a rimanere in servizio presso l’Azienda di destinazione per almeno 5 anni». Una novità che arriva dopo «l’elevato numero di graduatorie concorsuali, a valenza regionale, nelle quali numerosi candidati idonei hanno rinunciato all’assunzione a causa della sede di destinazione, rendendo di fatto vana la procedura di reclutamento con valenza regionale».

 

  

 

Perché c’è chi, come può, migra subito nelle aziende ospedaliere più prestigiose, lasciando troppi organici scoperti, soprattutto nelle aziende più periferiche delle 5 province. Per questo motivo ora la Regione, per cercare di «ridurre il pendolarismo dei professionisti della salute», valuterà «caso per caso, l’opportunità di autorizzare la procedura concorsuale in forma singola o aggregata tra più Aziende, la cui graduatoria possa avere valenza regionale tenendo conto delle peculiari esigenze assunzionali delle diverse aziende presenti sul territorio e dell’elevato numero di differenti profili professionali e discipline mediche da reclutare». Come al Pronto Soccorso del policlinico Tor Vergata che, «per fronteggiare gravi e perduranti carenze di personale medico deputato alla gestione delle attività assistenziali nell’ambito dell’Area dell’Emergenza - Urgenza per dimissioni/trasferimenti» non ha trovato, in tutta la Regione, una graduatoria aperta dove poter attingere per coprire il fabbisogno immediato. A scriverlo è la stessa azienda che, «a fronte dell’impossibilità di ricorrere a graduatorie di concorso/avviso nella disciplina, come dimostrato dall’inutile tentativo di acquisire le unità autorizzate dalla Regione Lazio mediante le graduatorie di merito del Concorso pubblico per la copertura a tempo pieno e indeterminato di 152 posti di Medico» del gennaio scorso, si è trovata costretta a indire un «avviso pubblico per la copertura a tempo determinato di 13 posti di Medico».

 

 

Anche all’ospedale Sant’Andrea sono aumentati i buchi e le conseguenti «esigenze di copertura della turnazione del pronto soccorso e di soddisfazione dei livelli clinico-assistenziali impongono di aumentare il numero degli incarichi libero professionali». Quindi l’azienda ha dovuto «aumentare a 16 il numero degli incarichi libero professionali da attribuire a medici da destinare al Dipartimento D’Emergenza e Urgenza». Bottino ben più magro per il «Grassi» di Ostia: solo un medico per il pronto soccorso e 4 per i codici minori (bianchi e verdi) nel bando aperto anche ai camici bianchi in pensione. Mentre al San Camillo, «stante il perdurare della grave carenza di organico», l’azienda ha dovuto approvare un «Progetto di produttività aggiuntiva volto a garantire la copertura dei turni del Pronto Soccorso», con gettoni ai medici interni disponibili a fare gli extra «pari a 80 euro l’ora». Gettoni esterni, invece, nell’Asl Roma 5 di Tivoli che, «in considerazione del perdurante stato di grave carenza in organico di 22 medici», ha provveduto alla «aggiudicazione servizio di guardia attiva di pronto soccorso diurna e/o notturna con turni di 12 ore occorrente al dipartimento di emergenza urgenza, per un importo di un milione e 100 mila euro» ai camici bianchi gettonisti presi in «noleggio» da una società privata.