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Staffetta Campidoglio: da Abodi a Malagò partono i "Giochi" per il dopo Gualtieri

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Tiziano Carmellini
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Esaurite le dinamiche sportive che hanno portato all’Italia l’olimpiade più medagliata della sua storia, la palla torna in mano alla politica per una gara di quelle che farebbero gola ai migliori maratoneti africani: la corsa alla poltrona di primo cittadino della Capitale che vedrà la bandiera a scacchi solo nel 2026 all’esaurimento dei cinque anni di mandato dell’attuale sindaco Gualtieri. Dai monti dell’Olimpo sportivo direttamente ai sette colli della Capitale dove lo scontro tra maggioranza e opposizione è partito da tempo. Da una parte l’attuale sindaco che ha già palesato la sua intenzioni di ricandidarsi, dall’altra la maggioranza che di avere un sindaco di sinistra ne ha abbastanza e affila le armi per una battaglia politica che si preannuncia senza esclusione di colpi all’insegna del già noto «riprendiamoci Roma». Ed è subito bagarre con Abodi che attacca Malagò, antipasto di uno scontro che diventerà ancora più politico. Un confronto fatto di colpi bassi come quelli appena sferrati da Abodi alla volta del numero uno del Coni, prologo di uno scontro che al momento sembra ancora però in alto mare.

Il ministro dello sport aveva definito a «fine ciclo» l’avventura del presidente del Coni che non potrà ricandidarsi, anche se spera ancora di avere una proroga come successo con tutti i presidenti federali per i quali il Parlamento ha cancellato il limite dei mandati. Altrettanto dura la replica del manager sportivo che ha definito «fuori luogo» le battute di colui che ha poi usufruito dei "suoi" successi azzurri in terra di Francia. In realtà Malagò sul tema "sindaco di Roma" è stato chiaro più volte non senza risparmiare qualche "bordata" all’attuale primo cittadino. «Da romano quando vedo la mia città in questo stato ci sto male, perfezionista come sono e maniaco nell’organizzare al meglio le cose. Ma finora lo sport mi ha aiutato a restare fuori dalla politica che più volte mi ha strizzato l’occhio» ci aveva detto un mese prima dell’inizio dei giochi di Parigi in una nostra intervista esclusiva poco prima della partenza per la Francia.

Ora l’obiettivo per lui sono i Giochi invernali di Milano-Cortina (febbraio 2026), una "sua" creatura e solo al termine di quell’evento potrà sciogliere eventuali riserve. È lui il jolly della società civile per provare a risolvere i problemi di Roma.

Per Abodi invece è una guerra che parte da lontano quando già nel 2021 il centrodestra aveva intenzione di candidarlo proprio contro Gualtieri: ma alla fine si scelse Enrico Michetti e andò come tutti sappiamo, ko al ballottaggio solo con il 39% delle preferenze. Ma ora la sua candidatura è in netta risalita e sembra aver superato a "destra" quella del trittico di nomi che era uscito nei mesi scorsi: Roberta Angiolilli, Luciano Ciocchetti e Fabio Rampelli.

Proprio quest’ultimo, vice capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, è alle prese con un contenzioso (prettamente burocratico e tutt’altro che semplice da risolvere) con Paolo Barelli (Forza Italia) per la presidenza della Federnuoto. Altra battaglia politica al momento "congelata" dai giochi olimpici di Parigi ma che nelle prossime settimane tornerà di attualità proprio in vista delle votazioni per presiedere la federazione che in Francia ha portato due ori con Martinenghi e Ceccon.

Ma quella della Federnuoto è solo una delle battaglie politiche che avranno lo sport come scenografia di fondo. Subito dopo si andrà al voto anche per la Federtennis dove c’è un altro presidente, Angelo Binaghi, che si candida addirittura per il settimo mandato (e che quindi per essere rieletto avrà bisogno di una maggioranza qualificata, proprio come Barelli nella Federnuoto). A correre "contro" un pezzo pesante del tennis italiano, l’ex ct Corrado Barazzutti che si presenterà forte della sua esperienza di successo sul campo. L’ex capitano di Coppa Davis è uscito allo scoperto contro l’attuale numero uno della Fitp (c’è anche il Padel altra disciplina che porta tanti soldi) dicendo chiaramente che «Binaghi con piccoli cavilli boicotta la sua candidatura» accusando l’attuale dirigenza di cambiare le regole in corsa. Insomma altro che sport, quando c’è di mezzo la politica si prendono tutti maledettamente sul serio.

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