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Roma, vendesi case occupate. E il Comune le compra coi soldi pubblici

Martina Zanchi
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Dalla chat al notaio. I palazzi occupati di via Bibulo e via Volonté, di proprietà rispettivamente della società Loanka srl e di un privato cittadino (prima ancora era della coooperativa Urania 2000) potrebbero presto essere comprati dal Comune nonostante due anni fa l’allora prefetto Matteo Piantedosi, oggi ministro dell’Interno, li abbia inseriti nella lista degli immobili da sgomberare con urgenza. I proprietari hanno offerto i due edifici al Campidoglio, che a novembre ha pubblicato un avviso rivolto al libero mercato per l’acquisto di nuovi alloggi da adibire a case popolari. Entro il 2026 la giunta Gualtieri vorrebbe comprarne duemila (finora però ne ha prese soltanto 120 dall’Inps, peraltro assegnandole molto a rilento) e a questo fine due anni fa sono stati messi a Bilancio 220 milioni di euro. Il bando in questione è suddiviso in due elenchi: «A» e «B», quest’ultimo finalizzato a raccogliere offerte proprio per «unità immobiliari occupate, contenute nel Piano degli sgomberi». Un vero e proprio salvagente per gli abusivi.

 

 

Il Comune infatti attingerà all’elenco B soltanto «laddove per situazioni impreviste e imprevedibili si ritenesse legittimo e necessario, per problemi legati all’emergenza abitativa non diversamente superabili». Se si esclude la ex fabbrica Fiorucci di via Prenestina, occupata dal 2009, per cui il Campidoglio ha già avviato l’iter di acquisizione, la palazzina di via Bibulo è la prima della lista degli sgomberi e l’eventuale acquisto da parte di Roma Capitale metterebbe in salvo decine di nuclei familiari che la occupano abusivamente. Stesso discorso per l’immobile di via Volonté, zona Casale Nei, occupato dal 2007. E da tempo i Movimenti per la casa pressano sulla giunta affinché tuteli gli occupanti. Un’urgenza di cui si trova traccia, ad esempio, nella chat resa pubblica dai media la scorsa primavera e in cui l’assessore capitolino alle Politiche abitative, Tobia Zevi, a marzo 2023 ha condiviso in anteprima il «Piano casa» comunale con sindacati e movimenti. A febbraio il presidente della commissione Patrimonio, Yuri Trombetti, suggerisce di inserire nel piano proprio via Bibulo. «E anche tanti altri palazzi. Tante proprietà pubbliche e degli enti», rilancia il militante Luca Fagiano. Qualche giorno prima si parla di via Volonté. A scrivere è Paolo Di Vetta, attivista dei Blocchi precari metropolitani, che condivide un appello contro lo sgombero. A maggio 2023 in Assemblea capitolina viene approvato il Piano casa definitivo, con le due palazzine, insieme a tanti altri immobili occupati, inserite tra le «situazioni di emergenza abitativa» e «ai fini della valutazione per progetti di recupero».

 

 

Si vedrà se ora il Campidoglio deciderà di comprarle e per quali cifre. Intanto in cima all’elenco «A», formato da dieci offerte, si sono classificate tre cooperative che offrono 115 appartamenti inizialmente destinati all’affitto a canone calmierato. Tra queste c’è la Aic il cui presidente, Fabrizio Scorzoni, preferisce non rivelare il prezzo proposto né la zona in cui si trovano le case, perché teme che vengano occupate. Assicura però che sono tutte vuote e subito disponibili: «Volevamo offrirne anche alcune in cui ci sono regolari affittuari - spiega - ma il Comune ci ha risposto che vuole solo quelle libere». E il doppio standard è servito.

 

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