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Castelporziano, tutti i lupi del Presidente: un branco entra nella Tenuta

Matteo Vincenzoni
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Se dovesse capitarvi di sentire ululare dalle parti di Castelporziano sappiate che non si tratta di qualche buontempone, ma di lupi. Chissà se il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sia a conoscenza del fatto che nel suo «zoo» privato sul litorale romano si è stabilito ormai da qualche anno un branco di 9 esemplari. Qualcuno va, qualcuno viene – confermano dalla Tenuta –, attratto dalle leccornie del parco presidenziale: migliaia di cinghiali, centinaia di caprioli, daini e cervi che grufolano e pascolano nei boschi e nei prati insieme a 400 vacche (con altrettanti vitelli) e a una cinquantina di cavalli di pura razza maremmana. Si tratta di «un branco di prima e seconda generazione che non usa esclusivamente il territorio della Tenuta ma che, almeno per taluni esemplari, vive in un’area più ampia di cui Castelporziano è parte integrante» (litorale romano, ndr). Il parco presidenziale si estende per 6.000 ettari dalla Cristoforo Colombo fino all’aeroporto di Pratica di Mare. Su un terzo lato è delimitato da un muro alto fino a quattro metri che costeggia la via Pontina e via di Pratica di Mare, mentre per il resto, lato mare, la Tenuta è cinta da una rete alta circa due metri sormontata in alcuni tratti da filo spinato. Ma come fanno allora i lupi a uscire ed entrare?

 

 

La via di accesso più comoda, udite udite, è proprio il mare. Una serie di canali – alcuni allagati, altri ormai asciutti - collegano la Riserva all’arenile passando sotto la Litoranea tra Ostia e Torvaianica. Un tratto di circa 8 chilometri che soprattutto in inverno e di notte, i lupi possono sfruttare come fosse un’autostrada prima di scomparire tra le dune, seguire i fossi e inoltrarsi nei boschi presidenziali. «Nonostante griglie e saracinesche siano costantemente monitorate, i canali del Consorzio di bonifica rappresentano uno dei principali percorsi di spostamento degli animali», confermano dalla Tenuta. Inoltre i lupi sono particolarmente agili e quando fiutano il cibo non c’è barriera che tenga. «Sono in grado – spiegano ancora dalla Riserva – di arrampicarsi per due metri». Più facile - come nel caso delle griglie lato mare - che ci sia qualche falla, vista l’estensione della recinzione perimetrale. Ma questo, la Tenuta, non lo può confermare, pur ricordando le «non infrequenti manomissioni della recinzione esterna o rotture accidentali provocate da eventi naturali o sinistri automobilistici». Il "lupo di mare", o "da spiaggia", non è quindi una figura mitologica. Come il buon vecchio Enea, che scelse quel tratto di litorale per approdare, il lupo ne ha fiutato le potenzialità. Dove ci sono cinghiali, si sa, ci sono i lupi, perché il cinghiale ne è la preda naturale. E questo è un bene per Castelporziano e per il suo esercito di guardie zoofile e carabinieri forestali: il lupo li aiuta a tenere la popolazione degli ungulati sotto controllo.

 

 

Ma se entrano ed escono i lupi, possono farlo anche i cinghiali? Del resto, a proposito di recinzioni, i cinghiali hanno una pellaccia ben più spessa dei loro inseguitori e non c’è filo spinato che tenga. Ma dalla Tenuta sono certi che ciò non avvenga. Un anno e mezzo fa il boom di casi di "peste suina" (Psa) preoccupò la riserva. Il cinghiale di Castelporziano (Sus scrofa majori) è un unicum genetico da preservare quanto le linee di sangue delle vacche e dei cavalli maremmani che vi vengono allevati. Persino la possibilità di ibridazioni con cinghiali esterni, preoccupa il parco. Nonostante le possibili vie di accesso, dalla Tenuta però spiegano che «l’agilità dei lupi non è comparabile a quella dei cinghiali che escono estremamente di rado». Da Castelporziano, insomma, non si esce se non – prendendo in prestito una vecchia battutaccia – in posizione orizzontale. E sì. La presenza di 9 lupi, da sola, non basta a tenere sotto controllo la popolazione degli ungulati e in primis dei cinghiali che sono dei "super riproduttori". All’interno della riserva avvengono sia catture (sospese nel periodo di diffusione della Psa) che abbattimenti selettivi. E gli esemplari sani abbattuti finiscono sulle tavole. «Parte dei cinghiali - confermano dalla Tenuta - sono destinati, sotto forma di donazione, ad associazioni di sostegno alle fasce fragili e al disagio sociale». Non c’è da stupirsi, insomma, se qualche cinghiale delle migliaia grufolanti nella Tenuta presidenziale, sia servito, democraticamente - altro che capi di Stato, chef e alta cucina -, alle mense dei poveri. Cosa c’è stasera per cena? «Cinghiale del Presidente, offre Mattarella»! Con buona pace di lupi e animalisti.

 

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