Roma, viaggio nell'inferno dei bus. Temperature da collasso
Come ogni estate a Roma è arrivato, puntuale, il grande caldo. E come ogni estate noi de Il Tempo abbiamo deciso, a nostro rischio e pericolo, di verificare se e in che misura il trasporto pubblico di superficie della Capitale sia in grado di garantire a cittadini e utenti le condizioni minime di sopravvivenza per affrontare un viaggio su un autobus mentre fuori infuria la canicola. Ci siamo così avventurati in una piccola e rovente Odissea da brividi (di caldo, in questo caso), muniti del nostro immancabile termoigrometro per misurare la temperatura interna di una ventina di bus diversi, con risultati, purtroppo, assai deludenti. All’interno dei mezzi sui quali abbiamo viaggiato nel migliore dei casi la temperatura rilevata era, infatti, praticamente identica a quella esterna; nelle situazioni più sventurate, invece, persino qualche grado più alta. Non a caso all’interno degli autobus sui quali siamo capitati le scene erano sempre le stesse, tra lo sventolare senza posa di ventagli, gli sbuffi di sofferenza, i volti alla disperata cerca di un filo di aria fresca: una situazione critica, questa, che molti cittadini loro malgrado conoscono fin troppo bene e che le nostre misurazioni non hanno fatto altro che confermare, seppur con qualche differenza con gli anni scorsi.
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Questa volta, infatti, solo uno degli oltre venti autobus da noi esaminati aveva l’aria condizionata spenta o non funzionante, mentre su tutti gli altri era accesa: un innegabile passo in avanti rispetto al passato (probabilmente anche grazie alla recente aggiudicazione della maxi-gara per la manutenzione dell’aria condizionata), quando sulla maggior parte dei mezzi il condizionatore risultava semplicemente non pervenuto. C’è anche da dire che i mezzi più vetusti, anno dopo anno escono di scena, soprattutto a causa dell’ormai noto fenomeno, tutto romano, del "bus flambé". E vengono sostituiti da nuovi autobus. Ma se da una parte questa è una buona notizia, dall'altra pone nuovi, inquietanti interrogativi. Perché, va da sé, risulta quantomeno curioso il fatto che sui bus della Capitale faccia così caldo nonostante l’impianto di condizionamento sia acceso e funzionante. Qual è il problema dunque? Le risposte possono essere diverse (per esempio una potenza dell’aria troppo debole, o una temperatura selezionata troppo alta, o ancora un impianto scarico) e altrettante le variabili che possono influire (affollamento, finestrini aperti, vicinanza al motore), ma ciò che conta davvero è che sui mezzi di superficie della Capitale fa caldo, troppo caldo.
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Le temperature che abbiamo registrato hanno oscillato in un range compreso tra i 31° e i 35,6°, valori impossibili da sostenere per più di 5 minuti in un ambiente chiuso e pieno di persone che boccheggiano a pochi centimetri l’una dall’altra. Prendiamo ad esempio la linea 64, che va da Termini a Stazione San Pietro, una delle più utilizzate dai turisti. Il display del nostro termometro segnava 33,8°, una temperatura già molto alta di per sé, ma comunque più bassa di quella realmente percepita dai passeggeri, tra i quali noi: il mezzo era stracolmo già dalla prima fermata e respirare era praticamente impossibile, nonostante l’aria condizionata fosse accesa, tanto che una volta scesi in via Nazionale abbiamo tirato un sospiro di sollievo (e fuori c’erano oltre 35°). Per dare un’idea, basti pensare che la temperatura più bassa registrata è stata di 31,4° sulla linea 649 (sulla quale però c’erano non più di 5 passeggeri) e la più alta di quasi 36° sulla linea 628, cioè praticamente identica a quella esterna, senza però nemmeno un filo di vento a dare un poco di sollievo.
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