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Roma, la colpa della débacle di Gualtieri non è solo dei cantieri

Martina Zanchi
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Non è bastata la svolta «social» del Campidoglio a evitare il tracollo nel gradimento del sindaco, Roberto Gualtieri, onnipresente tra Instagram e Tik Tok con l’immancabile caschetto in testa. Di certo nella débacle hanno pesato i disagi creati dagli innumerevoli cantieri aperti contemporaneamente, nel tentativo di rimettere in sesto la città in vista del Giubileo 2025. Da piazza Venezia, paralizzata dai lavori della metro C, fino a piazza Pia a ridosso di San Pietro, la Capitale si è trasformata in un unico grande ingorgo. Eppure ridurre a cantieri e traffico il motivo della disaffezione dei romani nei confronti del loro sindaco sarebbe poco veritiero. La delusione è tanta anche nei quartieri roccaforte del Pd, come il Centro, dove il degrado dilaga a causa della raccolta rifiuti che continua a non funzionare, soprattutto per le utenze commerciali, e della massiccia presenza di senza fissa dimora più o meno molesti. Da mesi i residenti chiedono invano a sindaco e assessori di non riaprire la tensostruttura-dormitorio per i clochard a ridosso della stazione Termini, ma nessuno a Palazzo li ascolta e tantomeno li riceve.

 

 

E non basta una campagna di comunicazione per convincere i romani dell’esigenza di spendere migliaia di euro per nuovi cestini gettacarte che, alla prova dei fatti, non resistono nemmeno all’assalto dei gabbiani. Non è un caso, poi, che la Capitale sia la prima città italiana per tasso di motorizzazione, con 645 vetture ogni mille abitanti. Sono proprio i romani infatti a bocciare sonoramente i trasporti pubblici. Secondo l’ultima analisi dell’agenzia capitolina Acos, pubblicato a ottobre, il giudizio è insufficiente sia per il tram che per metro e autobus. Sul fronte taxi, sarebbe bastato affacciarsi ieri mattina alla stazione Ostiense per vedere centinaia di turisti in arrivo dall’aeroporto di Fiumicino in fila per salire sulle poche auto bianche arrivate alla spicciolata. L’annunciato bando per mille licenze in più ancora non è pervenuto.

 

 

Male anche l’igiene urbana (voto 4,9) così come i cimiteri e i parcheggi, entrambi intorno al cinque. E i cantieri in questo caso non c’entrano. Così come non è colpa delle trivelle se il giudizio dei romani sulla «performance» degli uffici capitolini non raggiunge il sei politico. L’impressione è che i lavori, più che avere causato il malcontento dei cittadini, abbiano aggravato una situazione già problematica su cui il sindaco, nonostante i buoni propositi, non è ancora riuscito a incidere. Sono appena scaduti i due anni entro cui Roma, a detta di Gualtieri, sarebbe potuta diventare pulita «come un borgo del Trentino». Invece l’erba sui marciapiedi è ancora alta e le strade perennemente sporche. Alla fine del mandato mancano meno di due anni e il rischio flop è dietro l’angolo.

 

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