fisioterapista uccisa
Femminicidio a Roma, la criminologa Bruzzone: "Il Codice rosso non basta"
Per le colleghe di Manuela Petrangeli nulla lasciava presagire che la fine della sua relazione con Gianluca Molinaro sarebbe sfociata in omicidio. Nessuna avvisaglia, nessuna crisi post separazione, ma soprattutto nessuna denuncia. «Il fatto che non siano state sporte denunce non è un elemento di assenza di condotte violente» commenta a Il Tempo la criminologa, volto noto della Tv, Roberta Bruzzone. «Non bisogna meravigliarsi del fatto che la vittima non abbia denunciato – spiega l’esperta – anche perché 8 donne su 10 non denunciano le violenze perpetrate ai loro danni da mariti o compagni perché vengono manipolate, minacciate e temono ritorsioni, a maggior ragione se di mezzo ci sono dei figli». La vittima di questo ennesimo femminicidio era madre di un bambino di 9 anni nato dalla relazione con il killer reo confesso dal quale si era separata 3 anni fa. Prima dell’omicidio, la donna non lo aveva mai denunciato e forse, proprio per tutelare il bambino.
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«Nutro diverse perplessità sul concetto di amore di mamma che non denuncia per tutelare i figli. Questo è un malinteso senso di amore verso i figli. È sbagliato – insiste Bruzzone – non denunciare condotte violente per preservare il rapporto padre figlio. Cosa può mai insegnare un uomo violento?». Per la criminologa, Manuela Petrangeli è l’ennesima vittima abbandonata a sé stessa, una delle tante donne che non denuncia per paura di esasperare ulteriormente la situazione e inasprire l’ira del partner. «Molte donne credono che denunciare peggiori la situazione, quindi subiscono nell’errata convinzione che l’ex prima o poi cessi nelle sue condotte violente e persecutorie». Eppure oggi, con la legge sul Codice Rosso, i tempi di indagine e di intervento da parte di forze di polizia e magistratura si sono nettamente ridotti in casi di maltrattamenti in famiglia e violenza di genere.
Per la Bruzzone però, anche il Codice Rosso, così come è concepito, non è sufficiente: «Anche su questo nutro diverse perplessità – spiega – non è l’accelerazione in certi ambiti a cambiare la situazione, bisogna convincere le donne a denunciare e far comprendere loro che le nuove normative possono aiutarle, ma in molte non arrivano nemmeno a ricorrere al codice rosso perché vengono uccise prima. Molte di esse sono scoraggiate, pensano che denunciare non serva a nulla e che, al contrario, sporgere denuncia possa esporle a pericoli maggior. Ma non è così, chiunque sia vittima di violenza deve denunciare subito, per sé stessa e anche per i figli, perché un marito o compagno violento non è mai sarà un buon padre. Questo è il messaggio che deve passare una volta per tutte».