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Roma, lo scandalo delle case di lusso agli abusivi. L'autogol di Gualtieri

Martina Zanchi
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A Roma i soldi dei cittadini che pagano le tasse allo Stato italiano (ma anche quelle versate negli altri Paesi dell’Unione europea) vengono spesi per ristrutturare una ex caserma occupata da 21 anni, in zona Ostiense, per poi restituire al termine dei lavori le chiavi degli alloggi a chi li ha occupati abusivamente. Accade in via del Porto Fluviale, al civico 10, dove 13,2 milioni di fondi del Pnrr sono stati impiegati per il «recupero partecipato» dell’ex edificio militare che occupanti e movimenti hanno ribattezzato «Rec House». E ieri, per dimostrare alla Commissione europea - che ha erogato i fondi all’Italia - come le risorse sono state impiegate dal Campidoglio, il sindaco Roberto Gualtieri ha accompagnato il commissario per l’Azione per il clima, Wopke Hoekstra, a fare un sopralluogo nel cantiere partito ad aprile. Solo dopo che ai 54 nuclei occupanti è stata trovata una sistemazione temporanea in altri locali del patrimonio pubblico.

 

 

«Realizziamo case popolari anche in centro - ha detto il sindaco - perché è importante che l’edilizia pubblica sia diffusa in tutta la città». Secondo il progetto però queste case, attraverso un «bando speciale» in cui verrà garantita una «specifica priorità ai nuclei già inseriti», ovvero quelli abusivi, torneranno esattamente a coloro che le hanno occupate. Sempre che abbiano i requisiti economici e sociali previsti dal bando comunale per le case popolari. Poco importa che siano già oltre 18.600 gli iscritti regolari in graduatoria e che, senza considerare i 1.307 che hanno zero punti (quindi nessuna condizione di fragilità riconosciuta), ne restano 17.301 che hanno bisogno di un tetto. L’«operazione Porto Fluviale» per il Comune ha tutt’altro scopo: quello di «mantenere la comunità già inserita nella vita del quartiere», alla quale sarà offerto un alloggio completamente ristrutturato e migliorato anche dal punto di vista energetico. L’intervento infatti mira ad «avvicinare - spiega il Campidoglio - la classe energetica dell’immobile alla N-Zeb (Nearly zero energy building) tramite molteplici interventi tra i quali un impianto fotovoltaico di energia rinnovabile in copertura» composto da oltre mille pannelli. L’intero edificio, quindi, sarà autonomo dal punto di vista della fornitura di energia elettrica; verrà ridotta la dispersione termica e rifatti i serramenti. Sparirà dalle facciate quasi del tutto il maxi-murales dell’artista Blu, che verrà mantenuto soltanto sulle pareti cieche affacciate su via Ostiense. Tutti lavori realizzati dal dipartimento Csimu e pagati con fondi europei. «È il primo intervento pubblico nell’area centrale della città di questo tipo», rivendica il Comune.

 

 

Ed è in controtendenza rispetto alla situazione del resto della città e dell’hinterland, dove i costi di simili interventi molto spesso scoraggiano i privati cittadini. Secondo il Sistema informativo sugli attestati di prestazione energetica (Siape) a Roma e provincia gli edifici in classe A sono appena il 6% del totale, mentre quelli classificati G sono il 36,6%. La Commissione europea, comunque, approva le scelte del Campidoglio. «Qui vediamo un esempio di come combinare una città vivibile con l’innovazione e l’impegno in favore del "greening"- ha commentato ieri il commissario Hoekstra - È bello vedere come i progetti che immaginiamo funzionano nella pratica». La ex caserma ristrutturata - con 54 appartamenti, mercato a chilometro zero, sportello antiviolenza e piazza aperta al quartiere - sarà inaugurato entro il 2026. A quel punto i vecchi-nuovi inquilini potranno rientrare.

 

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