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Roma, la mobilità green fa flop. Rivoluzione rimandata e bilancio impietoso

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Martina Zanchi
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A che punto è la rivoluzione «green» della mobilità di Roma targata Gualtieri e Patanè? Tra disservizi e dietrofront come sulla Ztl Fascia verde, rimessa nel cassetto in tutta fretta dopo la rivolta dei cittadini, ma anche sulla «congestion charge», ovvero il pedaggio per passare oltre le Mura aureliane da cui a quanto pare saranno esonerati i residenti, i piani del Campidoglio sembrano essersi sbriciolati come castelli di sabbia. Vista la difficoltà di convincere i cittadini a spostarsi quasi solo sui mezzi pubblici, ancora ben lontani dall’efficienza, di recente l’assessore alla Mobilità ha più volte dovuto aggiustare il tiro. Con Fanpage.it, ad esempio, venerdì Patanè ha ammesso che «non sono confermati» i nuovi divieti in Ztl Fascia verde previsti da novembre, precisando poi che «questo non è un provvedimento di mobilità, ma riguarda l’inquinamento». E visto che la qualità dell’aria sta migliorando, forse la necessità di bandire quasi mezzo milione di auto dalla Fascia verde non è così impellente. Poi ci sarà il Giubileo e in seguito l’anno delle elezioni, per le quali Gualtieri starebbe accarezzando l’idea di ricandidarsi.

 

 

Intanto chi ha comprato vetture e motorini elettrici (sono 21.293 in città secondo l’Aci) ha problemi a trovare un punto di ricarica pubblico. A marzo Il Tempo ha rivelato che ci sono 178 colonnine installate negli ultimi anni ma non ancora collegate all’elettricità, quindi inutilizzabili. Sulla mobilità «verde», comunque, il Comune vuole fare sul serio: due operatori dello sharing di bici e monopattini elettrici sono stati sanzionati con l’interruzione del servizio a causa delle troppe violazioni del regolamento. Lime terrà fermi i monopattini dal 1 al 7 giugno e le bike dall’8 al 14; Dott invece bloccherà solo le bici dal 15 al 21. Ma se la prima azienda preferisce non commentare, la seconda ha qualcosa da dire in merito. «Entrambi gli operatori (del bike sharing, ndr) hanno ricevuto la sospensione e anche in passato tutte le aziende hanno riscontrato criticità - ricorda Dott -. Oltre il 30% delle bici sono usate meno di una volta ogni due giorni, soprattutto nelle zone periferiche, e il servizio diventa insostenibile finanziariamente. Più volte abbiamo segnalato all’Amministrazione le difficoltà dovute al basso volume di utilizzi a fronte di sproporzionati costi logistici e un alto numero di mezzi richiesto». Il riferimento sembra essere al caso «oBike», l’operatore che nel 2019 rinunciò al servizio lasciando però in strada oltre mille bici gialle. Ne scaturì un’indagine giudiziaria, ma, sperando che stavolta vada a finire diversamente, il problema del parcheggio selvaggio sollevato persino dalla Prefettura è tutt’altro che risolto.

 

 

Il Comune ad esempio non ha ancora allestito aree per gli stalli e, oltre ad alcune ipotesi, non c’è ancora nulla di deciso. Di fatto da quando è partito il servizio, a settembre, sono gli utenti a doversi inventare soluzioni per creare il minor disagio possibile. Un quadro in cui non stupiscono i risultati dello studio di Legambiente sugli «stili» di mobilità: nel 2023 il 48% di chi ha rinunciato a opportunità di lavoro per difficoltà di spostamento, lo ha fatto perché valuta troppo lunghi i tempi per raggiungere l’ufficio. Stessa motivazione del 43% di chi ha rinunciato ad uscite di piacere. La Città dei 15 minuti è ancora lontana.

 

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