i nodi della mobilità
A Roma l'odissea nella giungla delle colonnine elettriche
Colonnine installate da mesi, a volte anche anni, con tanto di parcheggio riservato agli utenti ma misteriosamente «imbustate» e inutilizzabili. Altre invece sulle mappe del Comune risultano inattive, ma in realtà funzionano. E se la «svolta green» della mobilità è un obiettivo irrinunciabile per la giunta di Roberto Gualtieri, che è arrivata a pianificare l’esclusione dei veicoli più inquinanti dalla Fascia verde già nei prossimi mesi, la situazione sul campo per chi deve semplicemente trovare un punto di ricarica mette in luce un servizio ancora in forte affanno. Con oltre 18mila veicoli elettrici in circolazione (dati Aci 2022) nella Capitale ad oggi ci sono soltanto 846 colonnine di ricarica attive. Significa una ogni 22 mezzi, ma il dato che salta agli occhi è quello degli impianti installati sulla base del regolamento capitolino del 2018 (che è stato modificato lo scorso anno) ma che ancora aspettano l’allaccio alla rete elettrica. Quindi inutilizzabili. Sono 178 secondo le ultime rilevazioni del dipartimento Mobilità, e basta fare una ricerca su Google Maps per rendersi conto di come diversi impianti siano in queste condizioni da mesi. È il caso, ad esempio, della colonnina di via Galvani 69 a Testaccio. Secondo il sito di Roma Servizi per la Mobilità l’impianto - contrassegnato da un bollino rosso - è ancora «in elaborazione». In realtà è presente almeno da maggio 2023 ma da allora è ancora coperto da una busta di plastica. Stessa situazione che troviamo a largo Brancaccio, all’incrocio con via Lanza, e in via Cavour all’altezza del civico 173. E in molti di questi casi il problema - come scopriamo chiedendo lumi all’assessorato alla Mobilità è molto probabilmente l’assenza di fornitura elettrica. Non che inizialmente non fosse prevista, precisano, ma come spesso accade a mettersi di mezzo è stata la burocrazia.
PASTOIE AMMINISTRATIVE Sotto accusa c’è il doppio passaggio autorizzativo che il regolamento del 2018 di fatto aveva introdotto prevedendo che fossero le aziende a proporre dove installare la propria colonnina, ottenendo un primo via libera dal Campidoglio, ma che successivamente i Municipi e gli altri enti competenti- ad esempio la Sovrintendenza - avrebbero potuto intervenire dando prescrizioni o addirittura ponendo dei paletti sulla posizione. Cosa succedeva però quando, in casi di particolare complessità, l’iter finiva per protrarsi a lungo? A volte che il gestore dell’elettricità - spiegano dall’assessorato - nel frattempo «dirottasse» la fornitura altrove. Ed ecco come si arriva ai dati odierni: ci sono 1.636 colonnine autorizzate; di queste 612 devono ancora essere installate e 178 sono già in strada ma non sono collegate alla rete elettrica. E per capire come vanno le cose altrove si potrebbe esaminare il caso di Milano, dove a febbraio 2023 erano attive 253 colonnine (quasi tutte doppie) soltanto sul suolo pubblico. Precisazione necessaria visto che, come spiega il Comune meneghino, praticamente tutti gli esercizi pubblici come centri commerciali o supermercati mettono a disposizione almeno uno stallo.
INCIVILTÀ E NON SOLO Nella Capitale invece anche quando le colonnine sono funzionanti è difficile trovarle, perché le mappe del Comune non sono aggiornate. Dal lungotevere Flaminio a piazzale Clodio, guardando soltanto il sito di Roma Mobilità sembrerebbe essere complicato ricaricare il proprio mezzo. Eppure nulla fa pensare a un malfunzionamento o a una mancata attivazione delle stazioni. Non un avviso, non un «incappucciamento», come fotografato invece da Google Maps tempo fa in qualche caso. I siti dei fornitori di energia danno come «disponibili» persino quelle segnate dal bollino giallo. E infatti, passando davanti di fronte al museo Maxxi, in viale Tor di Quinto, sul lungotevere Flaminio e vicino al tribunale, ci sono alcune auto in carica. Il problema sembrerebbe essere invece un altro: il parcheggio riservato ai veicoli elettrici occupato da quelli a motore. A piazzale Clodio, nonostante il divieto sia comunque indicato sui cartelli, manca la segnaletica orizzontale e questo potrebbe far sentire legittimati gli automobilisti a occupare il parcheggio. Che peraltro, vista la diffusione del fenomeno, non sembrano scoraggiati dal rischio di incorrere in una sanzione fino a 345 euro.