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Roma, torna l'incubo dell'emergenza rifiuti dopo l'incendio a Malagrotta

Martina Zanchi
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«Ci sono 500 tonnellate di rifiuti al giorno a cui dobbiamo trovare una destinazione». Sta tutta qui, nelle parole dell’assessore capitolino all’Ambiente Sabrina Alfonsi, la gravità dell’incendio del Tmb 1 di Malagrotta divampato la vigilia di Natale. Da solo infatti trattava circa un quarto del fabbisogno complessivo di Roma, che ora è ripiombata nell’emergenza rifiuti. Per il momento invece le buone notizie riguardano la qualità dell’aria, con i valori di polveri sottili rilevati dalle centraline di Arpa Lazio che risultano più bassi a Natale rispetto al 24 e comunque «ampiamente inferiori al limite giornaliero», specifica Arpa. Mancano ancora diossina, policlorobifenili (Pcb) e idrocarburi policliclici aromatici (Ipa), sostanze inquinanti tipicamente sprigionate da questi incendi, ma nel frattempo il sindaco Roberto Gualtieri con una nuova ordinanza ha ridotto il raggio dei divieti da sei a tre chilometri di distanza dal sito. Resta lo stop al pascolo, alla raccolta e al consumo di vegetali prodotti nell’area, con gravi ripercussioni denunciate da Coldiretti su agricoltura e allevamento, mentre possono ripartire tutte le attività all’aperto inizialmente vietate. Il nodo quindi resta quello dell’immondizia.

 

 

Dal Campidoglio l’assessore Alfonsi cerca di rassicurare gli animi. «Il lavoro svolto da Ama sta dando i suoi frutti - afferma - sotto le feste la città è rimasta pulita e speriamo di non risentire in alcun modo dell’incendio». Tutto sta, ammette però l’assessore, nel trovare uno o più impianti disponibili ad accogliere 3.500 tonnellate di rifiuti a settimana. Tante ne trattava il Tmb 1 e tante devono essere ricollocate per evitare che restino a marcire per strada. «La trattativa è in corso - spiega Alfonsi a margine di una riunione in Comune -. Abbiamo diversi contratti in essere e c’è la possibilità di estendere gli accordi, quindi di conferire più rifiuti». Ma che la strada non sia in discesa lo testimonia il fatto che ieri, 48 ore dopo l’incendio, le soluzioni alternative non erano state ancora individuate. A dialogare con i signori dei rifiuti nel Lazio e fuori regione in queste ore è impegnata in primis Ama, che non nasconde la delicatezza del momento. La situazione degli sbocchi «è difficile», afferma la municipalizzata, e l’episodio è «gravissimo». Non solo, è anche sospetto. Pur non essendo stata aperta un’inchiesta ad hoc sul secondo incendio a Malagrotta in soli 18 mesi, in Comune il fatto che non si tratti di una casualità è ormai più che un dubbio. «Credo che i fatti parlino chiaro - dice infatti l’assessore Alfonsi - noi confidiamo nella magistratura e pensiamo che su certe "coincidenze" si debba andare fino in fondo».

 

 

Intanto, dopo la richiesta del sindaco Roberto Gualtieri, dalla Prefettura è arrivata la disponibilità a potenziare i controlli delle forze dell’ordine intorno ai tre impianti Ama ancora funzionanti: Ponte Malnome, Rocca Cencia e Romagnoli. Bisogna mettere in sicurezza quello che è rimasto per evitare che un altro imprevisto faccia saltare il sistema. «Per questo andiamo avanti sulla nostra strada, con il Piano rifiuti del sindaco», commenta Alfonsi. Intanto però il caos è di nuovo alle porte. Lo sa il Campidoglio, lo sa Ama e lo sanno anche gli impianti contattati per risolvere la situazione, mentre i costi dell’ennesima emergenza rischiano di cadere ancora sulle spalle dei cittadini. Al lavoro per trovare una soluzione c’è anche la Regione Lazio, che ieri sera attraverso l’assessore ai Rifiuti Fabrizio Ghera ha annunciato la disponibilità dell’impianto di Castelforte, in provincia di Latina, a tendere la mano a Roma Capitale. «È pronto all’immediato ricevimento e ritiro dei rifiuti secco e indifferenziato per un quantitativo di 1.300 tonnellate alla settimana», ha detto Ghera. Ne mancano ancora oltre duemila da sistemare, ma è un primo passo.

 

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