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Expo2030, il retroscena sul patto Roma-Busan: cosa ha fatto saltare tutti i piani

Luca De Lellis
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Forse qualcosa Giorgia Meloni aveva intuito. D’altronde competere con i petrodollari di Riad per accaparrarsi l’Expo 2030 si sapeva fosse impresa ardua. Forse il premier e il suo governo non immaginavano neanche questa ecatombe: un’emorragia di ben 102 voti tra la capitale dell’Arabia Saudita (119) e Roma (17), appresa dalle urne di martedì che hanno decretato la città ospitante. Un terzo posto – su tre candidate - che, a detta del sindaco capitolino Roberto Gualtieri equivale a una “brutta sconfitta”. Anche perché la città del Colosseo è finita inaspettatamente dietro anche a Busan (29 consensi), metropoli della Corea del Sud. Ma, come racconta il retroscena de Il Messaggero, Meloni e tutti coloro che hanno lavorato all’evento ormai da tempo si stavano preparando allo “scenario peggiore”. Che, puntualmente, si è tramutato in realtà.

 

 

Ciò vuol dire che già da tempo si davano per vinti? Il governo si aspettava almeno di arrivare con maggiore equilibrio al secondo turno, con un bottino di 30 o 40 voti sul groppone. La tattica, scrive il quotidiano, era tutta incentrata sul secondo round. Addirittura si sarebbe arrivati a un “patto informale” tra Roma e Busan in caso di ballottaggio con Riad, per la quale la migliore delle due avrebbe ricevuto un “pacchetto di voti” dall’altra concorrente eliminata. Pensiero stupendo, canterebbe Patty Pravo, sfumato al momento del conteggio dei voti. Ci si aspettava un apporto maggiore dei Paesi membri dell’Unione europea che, evidentemente, non si è verificato. Se la Francia di Emmanuel Macron aveva nella pratica già annunciato il suo punto in favore di Riad, per gli altri Stati ci si aspettava una solidarietà diversa. Anche perché il tracollo di Roma ha favorito il successo travolgente del principe saudita Mohammad bin Salman, che ha chiuso i giochi già alla prima tornata di Parigi. 

 

 

Non è servito ad alcunché nemmeno l’ultimo slogan del Presidente del Consiglio prima delle votazioni indirizzato ai delegati del Bureau International des Expositions (Bie). “Scegli Roma, portiamo la storia nel futuro!”, esortava Meloni nel videomessaggio inviato appena prima delle urne. Il dossier per l’Expo 2030 parlava di un impatto economico per la città di Roma intorno ai 50,6 miliardi di euro, una grande chance per ridare un volto fresco a zone trasandate della capitale. Ma il futuro di oggi è sempre più lontano dall’Europa e sempre più vicino ai petrodollari arabi. Come nel calcio anche per la politica: il presente, ancor prima del domani, è già Riad.

 

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