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Tiburtina, "pistola alla nuca e minacce": poliziotto fuori servizio crea il panico
Scene da film western in zona Stazione Tiburtina dove un poliziotto in quel momento fuori servizio, ha minacciato con la pistola d'ordinanza due persone che accusava di avergli rubato del denaro. Il tutto davanti ai passanti terrorizzati. I fatti sono avvenuti il 18 giugno, ricostruisce Repubblica, ma ieri è stata decisa la misura cautelare dell’obbligo di dimora a Roma ai danni dell'agente, un 49enne assistente capo, a seguito dell’inchiesta che ha portato alla contestazione da parte del pm Francesco Basentini di estorsione, lesioni e calunnia in concorso con il figlio.
I fatti. Le vittime sono due uomini albanesi che per alcuni giorni avevano lavorato in un maneggio della periferia est di Roma di uno dei due figli del poliziotto. Insoddisfatti dell'alloggio assegnato loro, i due si licenziano, chiedono quanto gli spetta per il lavoro svolto fino a quel momento e si dirigono alla stazione con l'intenzione di andarsene a Bari. Nel frattempo il figlio aveva raccontato la storia al padre e questi, ritenendo ingiusto il pagamento dei 200 euro, si è precipitato alla stazione con l'altro figlio dove ha aggredito i due. Non solo. Pistola in pugno, li avrebbe fatti inginocchiare puntando loro l'arma alla nuca: "M’hai rubato i soldi, ti ammazzo pezzo di me**a, ti do una revolverata in testa"; avrebbe gridato uno dei due secondo quanto riporta l’edizione romana del quotidiano.
I due a quel punto danno indietro i soldi, e in seguito denunciano l'accaduto. Nell'inchiesta che è seguita l’agente e il figlio hanno cercato di ribaltare la storia sostenendo di essere stati aggrediti dai due albanesi e di essersi così dovuti difendere. Ma i numerosi testimoni e le immagini delle videocamere di sorveglianza hanno fatto emergere un'altra verità. Per questo ai due è contestato anche il reato di calunnia.