è troppo tardi
“Roma mai vista così”. Lo sfogo dell’ex sovrintendente: città ormai paralizzata
«Sono arrivato a quasi settanta primavere, vivo a Roma da sempre, e posso dire, sommessamente e senza voler offendere nessuno, che una situazione del genere non l’ho mai vista. È evidente a chiunque che a Roma nella gestione dei lavori pubblici sia mancata del tutto una pianificazione adeguata. Risolvere adesso i problemi mi sembra piuttosto difficile». Umberto Broccoli, archeologo, professore universitario e sovrintendente ai Beni Culturali di Roma dal 2008 al 2013, conosce la Capitale come pochissimi altri: eppure anche lui, come la maggior parte dei cittadini romani, è rimasto colpito dalla massiccia apertura di cantieri che in queste ultime settimane stanno letteralmente paralizzando l’intera Città.
Professor Broccoli, secondo Lei in cosa ha sbagliato l’amministrazione capitolina sul fronte lavori pubblici?
«Direi innanzitutto nella programmazione e nella pianificazione, che in questo caso sembrerebbe proprio non esserci stata: a Roma oggi ci sono fronti aperti un po’ ovunque, da Piazza Venezia a Piazza Pia, passando per piazza dei Cinquecento, che stanno paralizzando la Città. Io sono certo che il Sindaco Gualtieri e la sua giunta stiano correndo ai ripari, ma purtroppo più che correre saranno costretti ad andare a passo d’uomo: mi sembra ormai tardi per metterci una pezza».
Leggi anche: Roma, a Piazza Venezia un disastro annunciato. Città al collasso e traffico paralizzato
Qualcuno sostiene che il problema del traffico sia a Roma irrisolvibile, a prescindere dalla presenza dei cantieri. È d’accordo?
«Il problema del traffico in effetti esiste dai tempi di Giulio Cesare, e lo dico senza ironia. Cesare risolse il problema istituendo una sorta di "targhe alterne" ante litteram per i carri che trasportavano merci e intasavano Roma, i quali dovevano rispettare un preciso calendario di circolazione. Questo è solo un esempio di come, con un po’ di inventiva e di pianificazione, qualcosa si possa sempre fare. Ora, non voglio fare qui un j’accuse definitivo, ma non so fino a che punto la situazione odierna sia risolvibile: è qualcosa che parte da lontano e passa per anni di mancata programmazione, dai lavori al trasporto pubblico».
E così oggi siamo arrivati alla solita chiamata all’emergenza, come spesso accade a Roma.
«Esattamente. Quando arrivi a dover affrontare un’emergenza, vuol dire che la pianificazione è stata del tutto assente. D’altra parte, in emergenza è impossibile trovare le soluzioni adeguate: ricordo, per dirne una, quando la giunta precedente, invece di riparare le buche sulla Cristoforo Colombo, mise il limite di velocità a 30 km/h. Una non-soluzione esemplare: in questo modo, l’amministrazione si mette al riparo dalle proprie responsabilità, scaricando interamente sul cittadino i disagi che invece dovrebbe risolvere. Così è troppo facile. Per trovare le soluzioni giuste c’è bisogno di visione, coraggio e, soprattutto, manutenzione».
Tre concetti cruciali che però oggi sembrano interessare poco politici e amministratori. Come se lo spiega?
«Semplicemente perché fa più notizia aprire un cantiere e tagliare un nastro piuttosto che mantenere in buono stato un’opera già esistente. Sulla mancanza di coraggio e visione, invece, mi torna in mente una frase di Alcide De Gasperi, oggi più attuale che mai: "un politico", disse una volta, "pensa al domani". Uno statista pensa al futuro’. Questo è esattamente ciò di cui Roma avrebbe bisogno e che invece, spesso per meri calcoli contingenti, sembra mancare del tutto».