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Sciopero dei taxi martedì 10 ottobre, auto bianche divise sulle licenze
Niente auto bianche in strada domani, martedì 10 ottobre. I tassisti che aderiranno allo sciopero indetto contro il decreto Asset lasceranno i motori spenti per ben 24 ore. Un aumento delle licenze fino al 20% e un iter più veloce per bandire il concorso straordinario. È questo che prevede, tra le altre cose, il provvedimento omnibus del Governo che ha trovato malumori tra sindaci e sindacati. Il primo cittadino della Capitale, Roberto Gualtieri, che ha definito il decreto “inutilizzabile” per i costi che ricadrebbero sui Comuni, ha incontrato le sigle sindacali e le associazioni per avviare la messa a bando di nuove licenze: «mille permanenti e 500 stagionali».
«Partiamo da 300», ha proposto invece il presidente della Cooperativa RadioTaxi 3570, Loreno Bittarelli. Ma cosa ne pensano davvero i diretti interessati? Tra i circa 7800 tassisti che circolano nella Capitale qualcuno preferisce non parlare, c’è chi parte sfrecciando dalla propria postazione pur di non rispondere. «In questo modo si andranno a svalutare le licenze - commentano – Se vogliono aumentarle allora la tariffa base deve essere di 8 euro». Un altro spiega che sarà presente domani alla protesta. «Non lavorerei più. E come mangio poi?», chiede. Secondo Daniele non servono autorizzazioni ulteriori, «vado anche contro i miei interessi perché mio fratello è senza lavoro e a lui servirebbe. Ma non c’è bisogno di altri taxi in giro».
Per molti, poi, i problemi a Roma sarebbero altri. Uno su tutti, il “trasporto pubblico”. Per Luca oltre mille permessi, «sarebbero ancora pochi. Se bus e metro non vanno, il Comune non risolve il problema della viabilità nemmeno con 20mila taxi in più perché non possono sostituire i mezzi che non funzionano». Al tempo stesso, spiega, «si potrebbe creare un corto circuito. Perché se il trasporto pubblico torna a essere efficiente e hai rilasciato, intanto, migliaia di autorizzazioni, allora noi rischiamo di non lavorar». C’è poi chi è stanco di lavorare sette giorni su sette, ogni mese dell’anno. «Da marzo non mi sono mai fermato», racconta Alessio. «Erano stati fatti tanti passi in avanti per la nostra dignità lavorativa e ora siamo tornati indietro. Noi siamo pochi, ci vogliono più taxi, assolutamente». Un altro problema riguarda poi chi è in affitto e si appoggia a una cooperativa. Secondo un tassista dovrebbero andare a loro le autorizzazioni.
Intanto, è scontro tra il ministro per le Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e Gualtieri. Con un concorso, «Veltroni diede mille licenze gratuitamente. Oggi Gualtieri mi dice che non può applicare la legge perché deve rinunciare al 20% delle licenze – commenta Urso - Impari da Veltroni!». Non tarda ad arrivare la replica dell’assessore alla Mobilità, Eugenio Patané. «Invece di prendersela con i sindaci vada a rileggersi il provvedimento che ha appena fatto approvare e che non risponde affatto alle reali esigenze di tassisti e amministrazioni comunali. E nel caso di Roma non tiri in ballo le licenze rilasciate dall’Amministrazione di Veltroni, perché quei bandi erano del 2004, molto prima della Legge Bersani che introduceva le licenze onerose con il 20% riservato ai Comuni».