sanità malata

La grande fuga dei medici, raddoppiato il numero di chi va all'estero

Antonio Sbraga

Lascia & raddoppia: la fuga dei medici all’estero continua e, dal Lazio, il numero degli «expat» in camice bianco si è addirittura moltiplicata per due nel giro di un solo anno. A certificarlo è il presidente dell’Ordine dei medici di Roma e provincia, Antonio Magi: «L'ultimo anno è stato drammatico per quanto riguarda la fuga dei medici dall’Italia: nel 2022 solo io ho firmato 522 «Good standing», i certificati di onorabilità professionale che consentono ai nostri colleghi di andare a lavorare all'estero».

Negli ultimi tre anni, invece, era stata firmata una media di 250 attestati l’anno di buon comportamento professionale dall’Ordine di Roma. Che ora segnala un’analoga tendenza in atto anche tra gli infermieri: «La loro fuga è quantitativamente minore solo perché purtroppo ci sono meno laureati in scienze infermieristiche, che sta subendo un preoccupante calo di iscritti». «Ormai ci sono veri e propri cacciatori di teste che vengono a cercare i nostri medici e infermieri per portarli nel resto d’Europa con stipendi migliori, contratti a tempo indeterminato e talvolta anche le spese per vitto e alloggio», conclude il presidente dei camici bianchi capitolini. Il quale, nelle vesti di segretario generale del Sumai Assoprof, il sindacato dei medici specialisti, sin dall’ottobre scorso ha lanciato il campanello d’allarme sulla fuga all’estero in un libro: «Dal 2008 al 2021 sono stati ben 14.341 i medici italiani che hanno lasciato il nostro paese per andare a lavorare stabilmente all’estero.

  

Lo stato estero più ambito è il Regno Unito con 5.578 nostri medici andati a lavorare in quel paese seguito poi nelle preferenze dalla Svizzera con 3.095, dalla Francia con 1.593, dalla Germania con 1.395, da Israele con 957, dal Belgio con 883, dagli Usa con 303, dal Canada con 280 e all’Irlanda con 25».. Anche perché in questi paesi la remunerazione annuale raddoppia in Francia (132.760), diventa a tre cifre più rotonde nel Regno Unito (155.767) e Germania (166.989), triplica in Danimarca (178.252) e Irlanda (197.465) e sfonda il tetto quadruplicando in Olanda (255.208). Ecco perché i medici con la valigia lasciano il belpaese, terzultimo per remunerazione annuale (61.130 dollari) dopo Grecia e Portogallo. Ma, oltre agli espatri, stanno spolpando gli organici anche i pensionamenti. Perché i camici bianchi hanno i capelli sempre più bianchi nel Lazio: «Molto più di un terzo dei medici laziali è nella fascia d’età pensionanda o pensionata dai 60 anni in su con 20.226 medici pari al 44,42% - quantifica Magi- In proiezione, ove rimanesse costante la situazione attuale tra pensionamenti e nuove assunzioni, nel 2025 avremo, nella Regione Lazio, una carenza di 990 medici specialisti. Già adesso c’è un fabbisogno nel Lazio di 536 specialisti».

La ricetta del Sumai Assoprof per curare questa carenza è quella di portare al massimo gli orari dei professionisti già in servizio negli ambulatori: «Le Regioni utilizzino le risorse che sono già nella loro disponibilità, ad esempio chiedendo agli specialisti ambulatoriali, che sono già in servizio, se vogliono raggiungere il massimale orario portandolo a 38 ore settimanali (attualmente la media nazionale è di 21 ore settimanali), si potrebbe così quasi raddoppiare l’attuale offerta specialistica territoriale».