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Expo 2030, Riad sicura di ottenerlo ma Roma punta alle alleanze

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Susanna Novelli
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Il fischio finale è fissato per il 28 novembre, quando i delegati dei 179 Paesi membri del Bureau International des Exposition si riuniranno a Parigi per scegliere la città che ospiterà Expo 2030, ovvero tra Roma, Riad e la sudcoreana Busan, ma la vera partita si gioca proprio in questi mesi estivi. Non a caso, è di ieri la missione a New York della sottosegretaria agli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale, Maria Tripodi, con incontri bilaterali con i suoi colleghi di Slovenia, Svizzera e Portogallo: «Oltre ai temi globali e di eccellente cooperazione- ha detto la sottosegretaria - in agenda anche la candidatura di Roma a ospitare l’Expo 2030».

 

Una partita a "scacchi" che, secondo indiscrezioni, vede Roma in svantaggio rispetto ai sauditi di Riad che avrebbero in tasca già 120 voti, quelli insomma sufficienti ad accaparrarsi la vittoria al primo turno.
Indiscrezioni, tuttavia, che sembrano circolare più per depistare gli indecisi. Roma dal canto suo avrebbe trai 30 e i 50 voti già assicurati. L’obiettivo è di superare i 60 per aprire la strada del ballottaggio e per questo le alleanze giocano un ruolo fondamentale. Alla dichiarazione del ministro degli Esteri saudita, rilasciata a Parigi - l’unica capitale europea probabilmente a non appoggiare Roma-sui 120 voti a favore di Riad fanno da contrappeso due considerazioni. La prima, che il capo della campagna Expo 2030 per Riad è stato appena sostituito, segnale non secondario che forse non è tutt’oro quel che si vede luccicare in Arabia Saudita; la seconda che una missione sudcoreana è venuta in Italia a fine giugno probabilmente per stringere un accordo in funzione antisaudita e dunque di un appoggio a Roma in un sempre più probabile ballottaggio.

 

Decisivo sarà comunque il sostegno dei paesi africani. A dirlo Alfredo Cestari, ingegnere napoletano a capo di un importante Gruppo imprenditoriale e presidente, dal 2004, della Camera di Commercio ItalAfrica. Il suo intervento fu decisivo per attribuire, nel 2008, la vittoria a Milano su Smirne.

«Novembre non è poi così lontano. Questo è il momento di agire - dice Cesari -. Se Roma vuole davvero ospitare Expo 2030 non può prescindere dai 54 voti del Continente nero. Ma ovviamente per ottenerli si devono avviare, in queste settimane, diversi progetti di riqualificazione, utilizzando magari i fondi che l'Unione europea mette a disposizione dei Paesi terzi. Se si agisce in questo modo, le probabilità che la Capitale centri l'obiettivo si alzano notevolmente». 

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