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Roma, Gualtieri bocciato dai cittadini: è il peggiore sindaco delle grandi città
Un crollo vertiginoso, quello del gradimento dei cittadini di Roma rispetto al sindaco Roberto Gualtieri, «scivolato» al 67esimo posto con un risicatissimo 50 per cento. È quanto certificato dal «Governance Poll 2023» pubblicato dal «Sole 24 ore». Di fatto tra i sindaci delle grandi città, quello della Capitale risulta ultimo. Il «collega» di Milano, Giuseppe Sala, si attesta sul gradino più alto del podio con il 65% (ben 7,3 punti percentuali in più rispetto ai voti ottenuti il giorno dell’elezione); 63% di gradimento per Dario Nardella a Firenze, che si «piazza» al quarto posto, superato di un solo punto e mezzo dal sindaco di Ascoli, Marco Fioravanti, secondo, e di mezzo punto da Antonio Decaro, alla guida della giunta di Bari. Nardella è quarto a pari merito con Michele Guerra a Parma, Sergio Giordani a Padova e Luigi Brugnaro a Venezia. Gaetano Manfredi a Napoli ottiene il 56,6% attestandosi al 16esimo posto, mentre a Torino Stefano Lo Russo si classifica 47mo (53,5 per cento).
Uno scivolone pericoloso quello di Roberto Gualtieri, da un anno e mezzo alla guida di una maggioranza capitolina che ancora stenta a prendere il passo. A pesare in primis la drammatica situazione dei rifiuti, che tra promesse e bonus a pioggia in casa Ama, vede proprio in questi giorni un vergognoso, quanto mai ingiustificabile, peggioramento. E non a caso ieri in Campidoglio si sono susseguiti riunioni e confronti tra sindaco, assessore e consiglieri di maggioranza. Un punto delicato, sul quale i dem devono imporre un cambio di rotta deciso e immediato. Aver perso le regionali, nonostante il governo della Capitale, non sembra al momento aver dato la giusta sveglia. E se i rifiuti sono, tutto sommato, la sconfitta più visibile, non va meglio sugli altri fronti dell’amministrazione.
Il Piano casa, sul quale ci sono non poche criticità, deve essere ancora approvato in Aula Giulio Cesare; il regolamento per il Commercio, o meglio, sulle occupazioni del suolo pubblico, è scaduto da qualche giorno e del nuovo ce n’è solo ancora una pallida traccia; sui trasporti qualcosa si è mosso, ma si tratta, a onor di cronaca, dell’arrivo di nuovi mezzi ordinati negli anni precedenti. Idem sui lavori pubblici, ma siamo ben lontani da quel «piano Marshall» che pure servirebbe. La «Città dei 15 minuti» si è tradotta negli open day per il rinnovo della carta d’identità che tuttavia non riescono a smaltire il cronico arretrato. E ancora, la lista sarebbe lunga, dallo sfalcio dell’erba allo stato pietoso dei cimiteri. Un anno e mezzo è un tempo congruo non per tracciare la via, come quella del termovalorizzatore, del Giubileo che verrà e della speranza riposta in Expo 2030, ma per percorrerla sul serio, dando risposte concrete a una città nel baratro già da troppo tempo.