Prezzi in salita e frutta a peso d'oro: carrelli dei romani sempre più vuoti
Frutta di stagione a caro prezzo nei mercati rionali della Capitale, ma anche insufficiente a soddisfare la domanda dei consumatori perché gli operatori, per stare dietro ai rincari, ne acquistano meno. Pesche, albicocche, susine e certi tipi di ortaggi, la recente alluvione in Emilia ha creato un bel danno per questi prodotti non solo in quelle zone ma, a cascata, in tutta Italia, sia a livello di prezzi che di reperimento. La conseguenza è che gli operatori dietro ai banchi scuotono la testa quando fai notare loro che le albicocche sono più piccole del normale, costano di più e soprattutto non sono italiane. «Signora mia - è la risposta più frequente - che vuole che le dica, viene tutto o quasi da fuori per colpa di una stagione non certo buona, i prezzi sono più alti, è vero, anche di un 20% su certi prodotti».
Il clima impazzito degli ultimi mesi non ha fatto bene alla produzione. Poi ci si è messa l’alluvione al nord, che ha distrutto ettari ed ettari di coltivazione e ridotto i quantitativi di raccolta con il risultato che a fronte di un’offerta più bassa la domanda è stata nettamente superiore e quindi il termometro dei prezzi è salito. Anche al Car (Centro Agroalimentare di Roma) hanno certificato nei giorni scorsi gli aumenti di circa il 15% rispetto al mese di maggio dello scorso anno. Restano convenienti le mele, le angurie, i meloni e alcuni ortaggi che hanno invece giovato delle piogge abbondanti, come bieta, cicoria, insalate, broccoli e cavolfiori. Problemi pure per le patate e le cipolle, le cui colture sono adatte letteralmente distrutte con l’alluvione dell’Emilia Romagna.
Nei mercati di piazza Irnerio, Vittoria, Boccea, si trovano quasi esclusivamente di importazione. Le vuoi italiane? «Provi a ripassare tra qualche settimana, per ora non se ne parla», è la risposta di chi sta dietro ai banchi. Basta passeggiare nei corridoi del mercato Vittoria, in via Cola di Rienzo, per vedere che le albicocche, peraltro non di casa nostra, ma spagnole, stanno tra i 4 e i 4,50 euro. Le pesche non si trovano a meno di 3,50 e poi ci sono prezzi quasi folli dei fagiolini che arrivano anche a 7 euro, «ma sono italiani e pronti a cuocere», si giustifica Mariella. A piazza Irnerio su alcuni banchi di frutta e verdura mancano proprio le albicocche. «Finite», ci risponde Mario. Ma sono appena le 11 del mattino. Il motivo? «Gli operatori, di media, si stanno rifornendo del 30% in meno della merce in questo periodo - spiega Paolo Marcattili, Presidente Sacea Confartigianato Roma- questo per evitare di dover alzare troppo i prezzi e poi perché oggettivamente c’è meno disponibilità per le motivazioni già note».
Le buone notizie, se così si può dire, arrivano dagli ortaggi; prodotti che hanno risentito meno della pioggia e dunque si trovano in abbondanza sui banchi e il cui prezzo non supera i 3 euro e 50 al chilo nella maggior parte dei casi, ad eccezione di alcune “primizie” come, appunto, i fagiolini. «Consigliamo in questo momento di acquistare frutta e verdura per un consumo giornaliero - dice Fabio Massimo Pallottini, Direttore Generale del Car - e prodotti più convenienti come le mele italiane».