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Roma, il sondaggio parla chiaro: cittadini scontenti sul lavoro. Ma...

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Martina Zanchi
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Oltre quattro romani su dieci non sono soddisfatti del proprio lavoro e addirittura uno su due (il 49%) pensa di guadagnare troppo poco. Ma a Roma il paradosso è dietro l’angolo: dalla nuova ricerca Unipol-Ipsos emerge che solo il 40% dei cittadini intervistati sta cercando una nuova occupazione. È il dato più basso registrato tra le città italiane ed è inferiore anche alla media nazionale, pari al 45%. Nella Città eterna, insomma, ci si lamenta molto dell’ufficio - e soprattutto dello stipendio - ma si è poco propensi a mettersi in gioco per migliorare le proprie condizioni professionali. Che sia per pigrizia o per eccesso di sfiducia verso i criteri di selezione dei candidati - è ancora diffusa la convinzione che le posizioni migliori siano riservate ai «soliti raccomandati» e che non ci sia spazio per la meritocrazia - l’effetto finale è che i romani si dimostrano piuttosto restii al cambiamento. Eppure di motivi per cambiare occupazione ce ne sarebbero tanti e sono gli stessi intervistati a indicarli.

 

 

Non sorprende che al primo posto svetti la retribuzione non adeguata, indicata dal 43% del campione (la media nazionale è del 31%). D’altra parte per il 59% dei romani lo stipendio previsto è il primo criterio di valutazione di un nuovo posto di lavoro. C’è poi l’offerta di una posizione migliorativa e particolarmente allettante, che convincerebbe il 39% dei romani. Segue con il 23% l’esigenza di avere più tempo per se stessi e per la propria famiglia, anche se nella Capitale si registra una certa soddisfazione (69%) per il proprio «work life balance», ovvero l’equilibrio tra lavoro e vita privata. E nella scelta finale, di fronte a una proposta alternativa, pesa anche la capacità dell’azienda in cui si è impiegati di motivare i dipendenti. Un problema, questo, segnalato dal 17% degli intervistati e che a Roma sembra essere più presente che nel resto d’Italia. La media nazionale, infatti, è di sei punti più bassa.

 

 

Per quanto riguarda il lavoro all’estero, infine, il 35% dei romani si dice pronto a espatriare davanti a un’offerta interessante. Una piccola sorpresa riguarda lo smartworking. In città infatti, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, convince ma ancora non sfonda. Il 53% degli intervistati si dice favorevole alla modalità ibrida, con parte del lavoro svolto in sede e parte da casa, mentre il 20% preferirebbe lavorare solo da remoto. Resta uno zoccolo duro (il 27%) che non vuole saperne di lasciare l’ufficio anche solo per un giorno. Stakanovisti o affezionati al traffico dell’ora di punta? Sono comunque tre romani su dieci, e forse qualcuno non se lo sarebbe aspettato.

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