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Roma, dal Comune 100 milioni per comprare i palazzi occupati dai movimenti

Martina Zanchi
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«Così non va proprio», ha sentenziato il leader dei movimenti Luca Fagiano nella chat con l’assessore Tobia Zevi, dopo aver esaminato la bozza di Piano casa di Roma Capitale. Un documento che, prima di essere approvato dalla giunta, è passato al vaglio del gruppo Whatsapp in cui Zevi lo ha condiviso. Ricevendo in cambio una sonora bocciatura. Eppure, leggendo le pagine del «Piano strategico per il diritto all’abitare 2023-2026», si scopre che il Campidoglio è pronto a spendere nei prossimi tre anni fino a cento milioni per il «recupero a fini abitativi sociali» di immobili dismessi, pubblici e privati, valutando anche quelli occupati. Non solo, «gli interventi di recupero saranno anche volti a risolvere alcune situazioni di emergenza abitativa rappresentate - si legge - dagli immobili occupati (...) inseriti nel Piano degli sgomberi» approvato dalla Prefettura ad aprile 2022. Ventinove grandi occupazioni di cui due, nel frattempo, sono state liberate. Ne restano 27 e tra queste ci sono il «Museo dell’Altro e dell’Altrove» di via Prenestina; l’occupazione di via Bibulo, che sta per compiere vent’anni; lo stabile di via Gian Maria Volontè; la sede di Casapound e lo «Spin Time» di via Santa Croce in Gerusalemme.

 

 

Proprio quest’ultima occupazione, insieme al «Maam», è citata nel Piano casa. «Nel corso del 2023 - riporta il documento - sarà valutata la fattibilità dei progetti di recupero degli immobili». Le risorse fanno parte dello stanziamento complessivo di mezzo miliardo previsto dal Piano triennale e suddiviso in tre tranche: 250 milioni per comprare tra 1500 e duemila nuovi alloggi; 150 milioni per acquisire appartamenti su cui oggi il Comune paga un affitto e i restanti cento sarebbero, appunto, destinati a «recupero e autorecupero» (quest’ultima attività da svolgere in collaborazione con le cooperative) nonché «all’istituzione di un fondo di garanzia». Non è escluso, poi, il ricorso a fondi nazionali ed europei. I soldi, quindi, si troveranno.

 

 

E il Piano, d’altra parte, sortirebbe l’effetto di decimare la «lista Piantedosi», riducendo il numero degli sgomberi da eseguire in città. Ma non convince i movimenti. Scrive sempre Luca Fagiano in chat, rivolgendosi all’assessore Zevi e al presidente della commissione Patrimonio Yuri Trombetti, che nel programma vanno inseriti «tanti altri palazzi, tante proprietà pubbliche e degli enti». Intanto Roma Capitale si prepara a realizzare un elenco "parallelo" a quello della Prefettura. A dicembre, infatti, partirà una «ricognizione» delle occupazioni abitative. Una volta censite, il Campidoglio deciderà cosa farne.

 

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