Inchiesta Metro C chiusa e "sgonfiata": assolti in 20 su 24
Dopo oltre dieci anni di processi, prescrizioni e proscioglimenti, cala il sipario sui costi «lievitati» perla realizzazione della Linea C della metropolitana. È stata infatti notificata ieri la sentenza della Corte dei conti, l’ultima in pendenza, in merito al danno erariale stimato di ben 221 milioni 496mila 718 euro. Danno costituito dalle somme individuate e riconosciute da Roma Metropolitane in favore di Metro C Spa, società di progetto costituita dall’Ati Astaldi spa. Articolate e complesse le indagini dei magistrati contabili che alla fine su 24 imputati ne ha condannati quattro. E non solo, il presunto danno erariale si è "sgonfiato" ad appena 2,3 milioni mentre le spese da risarcire ai venti assolti si aggirano intorno ai 4,2 milioni.
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Nel particolare, sono stati condannati per «condotta antigiuridica» Federico Bortoli e Giovanni Simonacci, rispettivamente all’epoca dei fatti amministratore delegato e direttore di Roma Metropolitane - che dovranno pagare 800mila euro ciascuno- l’ex direttore del ministero dei Lavori Pubblici Ercole Incalza e l’ingegnere dello stesso ministero, Mauro Calzecchi, al pagamento di 350mila euro ciascuno. I giudici contabili hanno comprovato «diverse circostanze» tali da imputare «colpa grave» ai quattro condannati e si tratta: «della vetustà del progetto posto a base di gare e della carenza di studi archeologici e geologici sulla fattibilità dell’opera; della circostanza che l’anticipazione della realizzazione delle tratte T6a e T7 (da Pantano all’Alessandrino) e deposito Graniti, non ancora dotate di progettazione definitiva, alla prima fase funzionale, è stata chiesta dalle parti contrattuali al Comune di Roma Capitale; dalla complessità dell’opera pubblica da realizzare in un contesto urbano caratterizzato dall’alta probabilità di ritrovamenti archeologici».
Assolti l’ex sindaco, Gianni Alemanno, l’ex assessore ai Trasporti della giunta Marino, Guido Improta, l’attuale responsabile del progetto della linea C per Roma Metropolitane, Andrea Sciotti, l’ex consigliere e presidente di Roma Metropolitane, Massimo Palombi. E ancora Enrico Testa, Vincenzo Gagliani Caputo, Francesco Lopomo, Mario Diaco, Stefano Cozzi, Giovanni Ascarelli, Massimo Nardi, Andrea Liparata, Antonio Lombardi, Luigi Napoli, Andrea Laudato, Giovanni Serra, Pasquale Donia, Maurizio Salvi, Rodolfo Murra e Antonio Graziosi.
A tutti gli assolti è stato riconosciuto il pagamento delle spese per cifre che variano dai 52mila a 7.500 euro, per un totale di oltre 4,2 milioni.
«L’esito per me definitivamente favorevole del complesso delle vicende processuali in cui sono stato strumentalmente coinvolto - ha commentato Improta - sia per i profili penali che per quelli contabili, non compensa tuttavia i danni che sono stati arrecati alla mia carriera professionale e alla mia vita privata. Spero tuttavia che quanto sia capitato a me non rappresenti un monito per tutti coloro che vogliono impegnarsi disinteressatamente nella gestione della cosa pubblica al di fuori dei partiti».