nuove indagini
Perché è stata rapita Emanuela Orlandi, la pista degli occhiali a goccia
Il Vaticano, che ha deciso di indagare sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, ha ora il compito di riesaminare una montagna di documenti e testimonianze raccolte in 40 anni. Cioè da quel 22 giugno del 1983 ad oggi. Sono infatti numerose le inchieste aperte e archiviate su uno dei casi più misteriosi d'Italia. E per fare questo, il Vaticano non è escluso che debba addirittura ripartire da zero, dai primi giorni seguenti alla scomparsa della ragazza di 15 anni, figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia, e perciò cittadina vaticana.
Sotto la lente d'ingrandimento della nuova inchiesta potrebbero dunque finire anche le prime telefonate di presunti mitomani, così come furono considerati quattro decenni fa. Come quelle che risalgono al 25 giugno, tre giorni dopo la scomparsa nella giovane. Sì, perché in quelle chiamate si parlava di una ragazza che indossava un paio di occhiali a goccia, aveva circa 16 anni e suonava il flauto.
Alla famiglia Orlandi, infatti, arrivò la telefonata da parte di un uomo che sosteneva chiamarsi Pierluigi, che riferì che la sua fidanzata aveva incontrato a Campo de' Fiori due ragazze, una delle quali vendeva cosmetici (il giorno della sparizione a Emanuela era stato proposto un piccolo lavoro di volantinaggio per l'azienda di cosmetici Avon a una sfilata di moda), aveva con sé un flauto e diceva di chiamarsi «Barbara».
Pierluigi affermò inoltre che Barbara, la ragazza che era stata descritta come la possibile Emanuela Orlandi, all'invito di suonare il flauto in pubblico si sarebbe rifiutata a causa della vergogna che provava nell'indossare gli occhiali. Tre ore più tardi sempre tale Pierluigi richiamò la famiglia, aggiungendo che gli occhiali di Barbara erano «a goccia, per correggere l'astigmatismo».
Questa chiamata, all'inizio, si rivelò preziosa per i familiari, che confermarono che Emanuela era astigmatica, si vergognava di portare gli occhiali e suonava il flauto. Il compito del Vaticano, dunque, sarà quello di rivalutare tutte le piste che in 40 anni sono finite in archivio o non sono state all'epoca ritenute attendibili. Tra queste, quindi, anche quella pista degli occhiali a goccia. La riapertura del caso Orlandi, di riflesso, potrebbe riaccendere le luci anche su un altro caso, quello di Mirella Gregori, la ragazza italiana di 15 anni scomparsa il 7 maggio 1983 sempre a Roma, circa 40 giorni prima della scomparsa di Emanuela. «Sono felicissima per la famiglia Orlandi, felice che finalmente il Vaticano abbia preso la decisione di riaprire il caso e magari fare luce sulla vicenda e trovare la verità», ha dichiarato la sorella Maria Antonietta. «Spero che ora la Procura di Roma riaccenda i riflettori anche sulla sparizione di mia sorella».
Au. Par.