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Influenza e Covid, farmaci sempre più cari e introvabili

Antonio Sbraga

Come gli influencer, anche l’influenza sta facendo impennare i consumi, ma in questo caso dei farmaci antinfiammatori e antipiretici. Che però sono già ricercatissimi a causa della nuova ondata del Covid, curato per lo più a casa con gli stessi medicinali da banco (come l’Ibuprofene, il più usato). Una tempesta perfetta, che sta sempre più svuotando i magazzini delle farmacie, riempite ogni giorno da persone che cercano d’accaparrarsi i medicinali più richiesti. Anche quelli per l’aerosol, come il Clenil, e i prodotti pediatrici, a partire dagli sciroppi antibiotici. Tant’è che l’Ordine dei farmacisti ha lanciato l’appello ai cittadini a «non ricorrere a inutili scorte o accaparramenti di farmaci già carenti». Che, però, continuano a crescere: l’ultimo monitoraggio sui «medicinali attualmente carenti» è arrivato a ben 3.195 prodotti (63 in più della rilevazione precedente, risalente al 14 dicembre scorso, quando erano 3.132 i farmaci-fantasma).

 

  

 

 

 

A quantificarlo è proprio l’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) che per il Clenil, ad esempio, indica «problemi produttivi: forniture discontinue» (ma la fine presunta della carenza è vicina: domenica 15), mentre per altri 2 tipi di confezioni si tratta proprio di «cessata commercializzazione definitiva». Come per 2 etichette di Ibuprofene (per altre 4 la crisi è, invece, solo «temporanea»), mentre i restanti 11 tipi di questo antinfiammatorio mancano «per elevata richiesta» (9) e «per motivi commerciali» (2). E se per le compresse da 600 mg la «fine presunta della carenza» è indicata dall’Aifa per il 31 gennaio, per il granulato per soluzione orale da 400 mg toccherà aspettare addirittura il 28 febbraio. Per non parlare delle bustine di Moment: in questo caso sia la «elevata richiesta» che i «problemi produttivi» rimandano addirittura al 31 maggio. «Mentre per l’Ibuprofene, anch’esso super richiesto, abbiamo tante alternative con farmaci generici o equivalenti che contengono lo stesso principio attivo, per i bambini è più complicato perché non possono assumere tutte le forme farmaceutiche: in alcuni casi possono prendere solo sciroppi», spiega Federfarma Lazio.

Ma per il presidente dell’Ordine dei farmacisti di Roma e provincia, Emilio Croce, «l’industria farmaceutica italiana dovrebbe fare qualche sforzo suppletivo, anche perché soprattutto le multinazionali prediligono distribuire i farmaci a più basso costo in altri paesi europei dove il prezzo di vendita è più alto. Da noi c’è stata una programmazione sbagliata dei produttori, poi acuita dalla carenza dei farmaci equivalenti prodotti in Cina e in India, dove sempre più rimangono bloccati. E anche la guerra in Ucraina, paese produttore di molti contenitori dei farmaci, ha finito di rallentare alcune produzioni, lasciandoci sguarniti proprio nel periodo più delicato, sia a causa del picco influenzale che della ripresa del Covid».