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Sparatoria a Roma, la sequenza choc della strage: "Ha fatto il tiro al bersaglio"

Martina Zanchi

Claudio Campiti ha fatto «il tiro al bersaglio» dopo aver fatto irruzione nel dehors del bar "Il posto giusto", in cui era appena iniziata una riunione del consorzio Valleverde. Dirigendosi immediatamente verso il tavolo del consiglio d'amministrazione, ha gridato «vi ammazzo tutti» e ha aperto il fuoco.

  

È la ricostruzione fatta dalla procura di Roma, sulla base delle indagini dei carabinieri e delle testimonianze raccolte, sulla mattanza di domenica mattina a Colle Salario. Con il decreto di fermo il pm Giovanni Musarò ha disposto, nei confronti del 57enne di Ascrea, il fermo di indiziato di delitto per l'omicidio di Nicoletta Golisano, Elisabetta Silenzi e Sabina Sperandio, nonché per il tentato omicidio di Silvio Paganini, Bruna Marelli e Fabiana De Angelis. L'uomo, impugnando una Glock 45 portata via mezzora prima dal poligono di tiro di Tor di Quinto, avrebbe quindi agito con la «precisa finalità di ammazzare i componenti del consiglio di amministrazione», tanto che «ha sostanzialmente fatto una sorta di "tiro al bersaglio" colpendo uno dopo l'altro diversi soggetti seduti al tavolo, mirando in punti vitali». Campiti, del resto, era un tiratore esperto. Secondo la procura, che gli attribuisce anche premeditazione e futili motivi, lo dimostrano sia la scelta della pistola (che aveva già utilizzato più volte al poligono e che «sapeva usare bene») sia il diploma di idoneità all'uso delle armi ottenuto nel 2019.

La prima ricostruzione fatta dalla magistratura, e riassunta nel decreto di fermo di Campiti, confermerebbe come la furia assassina fosse dovuta ai dissapori con gli amministratori del consorzio in cui abita, al piano terra di un un rustico incompleto senza acqua corrente né fogna. E lo stesso Campiti, disarmato e bloccato dagli altri consorziati, ha ribadito il motivo della sua rabbia. Lo raccontano i sopravvissuti alla strage: «Diceva: "maledetti, mi avete lasciato sei anni senz' acqua"». Ed eccola la sequenza del «tiro al bersaglio» ricostruita dalla procura. Sotto i colpi sono cadute subito Sabina Sperandio, componente del Cda, e la contabile Nicoletta Golisano. Successivamente un proiettile ha centrato la presidente del consorzio, Bruna Marelli, all'emitorace destro, senza ucciderla; poi l'assistente Fabiana De Angelis è stata colpita al collo riportando lesioni gravissime.

Il quinto ferito è Silvio Paganini, il consorziato che ha fermato l'omicida. Ma nella colluttazione Campiti spara ancora alcuni colpi: uno, miracolosamente, attraversa la bocca di Paganini bucando una guancia, mentre un secondo, vagante, centra la segretaria Elisabetta Silenzi, che morirà poco dopo. Quella mattina nella sala c'erano 32 persone e lui aveva portato con sé ben 170 proiettili, un secondo caricatore, un coltello a serramanico e un pugnale da sub. E mentre nella sua casa del reatino, perquisita dai carabinieri, sono stati sequestrati un altro coltello e una fototrappola (che pare usasse come telecamera di sicurezza) il 57enne, dalla sera dell'omicidio, si trova nel carcere di Regina Coeli. Quei 6.235 euro in contanti che aveva con sé, insieme al passaporto, un notebook e alcuni cambi di vestiti, hanno convinto la procura che avesse pronto anche un piano per sparire dalla circolazione.