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Gualtieri svela in anteprima le opere del Giubileo 2025: "Così cambierò Roma"

Mario Benedetto e Filippo Caleri
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«Nuovo look per tutte le stazioni della metropolitana, riqualificazione di piazze importanti come San Giovanni, Risorgimento e quella dei Cinquecento. Ma anche il sottopasso per unire Castel Sant’Angelo e via della Conciliazione creando una grande area pedonale. E ancora, interventi sull’Appia Antica». Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri sfoglia nella redazione de Il Tempo il piano definitivo degli interventi per il Giubileo del 2025 che consegnerà presto a Palazzo Chigi. «Investimenti che serviranno ai pellegrini ma che lasceranno un’eredità positiva alla città dopo anni di abbandono» spiega il primo cittadino che annuncia anche la posa della prima pietra del termovalorizzatore entro la fine del 2023 e lancia un appello al nuovo governo: «Servono almeno 40 milioni per gli extracosti energetici quest’anno e 80 per il prossimo per evitare il taglio dei servizi a cittadini e imprese della Capitale». 

Roma è già pronta per il Giubileo 2025?
«Siamo pronti. Sono in attesa del via libera per presentare come commissario la proposta del piano dettagliato con gli investimenti. A palazzo Chigi c’è già stato un tavolo per analizzarlo. Siamo nella fase di silenzio-assenso dei pareri delle commissioni parlamentari competenti e stiamo attendendo di presentare le specifiche di ogni intervento all’esecutivo che deve trasformare la lista in un Dpcm. Un passaggio cruciale. I tempi sono vitali, la crisi di governo ha fatto slittare l’iter e per mettere a terra le risorse abbiamo bisogno che il piano diventi legge. Spero che il governo in carica approvi il decreto ma conto anche sul fatto, se questo non avverrà, in un veloce ok dal prossimo». 

Ci fa qualche esempio degli investimenti previsti?
«Si interviene in varie aree. Accessibilità e mobilità, ambiente e territorio, riqualificazione, accoglienza e partecipazione».

Concretamente?
«Rifaremo internamente tutte le stazioni della metropolitana. Si parte con la linea A. Dovranno diventare belle e confortevoli come i gate degli aeroporti. Nuovo design, più illuminazione e spazi per la cittadinanza. Abbiamo puntato su un piano senza precedenti di manutenzione delle strade. Spenderemo più di 500 milioni per rifarle in profondità con il coinvolgimento di Anas. Ci occuperemo del Tevere con la creazione di sei parchi di affaccio sul fiume. Poi ci saranno interventi importanti di riqualificazione sulle grandi piazze romane: San Giovanni, Risorgimento e il piazzale dei Cinquecento. Su quest’ultimo è previsto un collegamento con il polo museale delle Terme di Diocleziano e di Palazzo Massimo. Poi la pedonalizzazione di via della Conciliazione, interventi importanti sui Fori Imperiali. E investimenti rilevanti sul sociale». 

C’è un elemento a cui tiene particolarmente?
«Uno che incontra il favore della Santa sede e che potremo fare se i tempi saranno rapidi. Quello che consente, con un sottopasso, di unire Castel Sant’Angelo a via della Conciliazione per avviare la pedonalizzazione dell’intera area oggi aperta al traffico». 

C’è un’altra sfida importante per la Capitale. Expo 2030. Ci crede?
«L’assegnazione sarebbe il coronamento di una stagione di trasformazione basata su tanti eventi. Penso alla Ryder Cup del 2023 che già registra il tutto esaurito con una presenza di alta fascia di appassionati del golf. Ne sono attesi 250mila. Abbiamo anche eventi collegati alla moda e cultura. E le risorse del Pnrr che ci consentono di risolvere problemi strutturali che si trascinano da anni. Expo consentirebbe di coronare una stagione di trasformazione con la rigenerazione di un quadrante della città grazie a un progetto innovativo. L’ambizione è di creare non una Expo da montare e smontare ma in grado di trasformare un pezzo di città per farne un grande campus legato alla ricerca, all’innovazione e alla salute, allo sport, integrato con il verde e con la comunità energetica che renderà autosufficiente prima la stessa manifestazione poi una zona della città. Stiamo facendo la nostra parte. Il progetto redatto da un team di professionisti, e presentato a Parigi, è stato apprezzato. Ora entriamo in una fase di campagna elettorale con i Paesi votanti nella quale sarà fondamentale il supporto, a oggi mai mancato, del governo. Sono convinto che avremo supporto anche dal nuovo esecutivo».

Tanti soldi e progetti. Ma i poteri speciali per Roma Capitale non sono ancora arrivati. Spera che la nuova legislatura possa dare alla città lo status che merita? 
«La riforma costituzionale approvata nella commissione di un ramo del Parlamento è stata sostenuta da tutti. Ho letto interventi di esponenti del centrodestra che hanno ribadito il sostegno al rafforzamento delle competenze e della governance della Capitale. Il mio auspicio è che si vada avanti. E che ai poteri siano accompagnate anche le risorse. Sia per l’emergenza dovuta ai rincari energetici sia per il sotto finanziamento strutturale registrato in alcuni ambiti fondamentali come il trasporto pubblico. Ci sono ambiti nei quali c’è uno squilibrio tra necessità e risorse. Servono procedure e regole diverse ma anche un quadro di risorse più corposo. I soldi servono subito e lancio un allarme in questo senso».

Quale?
«Abbiamo appena fatto i conti del bilancio rispetto al prezzo dell’energia in crescita. Senza tener conto dei contratti di servizio e delle municipalizzate, nella bolletta che Roma deve pagare, si è generato un extracosto per il 2022 di 80 milioni. E lo stesso deficit è previsto nel 2023. In sintesi quest’anno siamo passati da 30 a 109 milioni di costo e abbiamo avuto un ristoro di soli 18 milioni. Il resto lo stiamo coprendo con sacrifici ed economie ma non completamente. È urgentissimo, come ha rilevato Anci, che il governo intervenga con un contributo di almeno 40 milioni per il 2022». 

Cosa può succedere senza aiuti?
«Se questa posta contabile non fosse coperta la conseguenza sarebbe la riduzione dei servizi offerti alla collettività. Sono convinto che ci sia consapevolezza dell’urgenza di intervenire, sia per l’anno che si chiude, sia sul bilancio preventivo del prossimo. Se i servizi degli enti locali sono ridotti per l’aumento dei costi si crea un danno a cittadini e imprese». 

Ci sono molti miliardi a disposizione nei prossimi anni tra fondi Pnrr, risorse europee e nazionali. Come pensa di impiegarle e, soprattutto, riusciremo a spenderle?
«Abbiamo complessivamente più di 8 miliardi di fondi europei sugli investimenti per Roma. È una cifra importante. Per non perderla stiamo assumendo nuovi tecnici per mettere a terra le risorse e ci stiamo avvalendo di partnership per migliorare la spesa. Il caso virtuoso è quello di Anas che ci aiuta a far partire e a chiudere i cantieri in anticipo. Resta la sfida dell’aumento dei prezzi. Stiamo rimodulando gli stanziamenti per tenerne conto nei bandi ed evitare che le gare vadano deserte. Persino per il Giubileo stiamo facendo limature per asciugare qualcosa e tenere conto dei rincari».

Qual è voce più pesante del suo bilancio?
«Il contratto di servizio con Ama è uno dei più costosi. Lo stiamo definendo puntando su una maggiore efficienza della raccolta e su investimenti in impianti e personale. Questo per adeguare la qualità della raccolta al costo della Tari. L’obiettivo è ridurre la tariffa e ciò dovrebbe avvenire nel corso della consiliatura insieme a un radicale salto di qualità nel livello di pulizia della città».

A proposito avremo mai il termovalorizzatore a Roma?
«Assolutamente sì. Tutto procede secondo la tabella di marcia. Ho presentato il piano rifiuti che è stato sottoposto alla Vas (valutazione ambientale strategica ndr). Il 30 settembre si è chiusa la fase delle osservazioni, adesso stiamo studiando le circa 500 che sono pervenute. Il nostro obiettivo è concludere questa fase entro ottobre per proseguire con l’iter previsto fino alla procedura di evidenza pubblica per l’assegnazione e la realizzazione. Vogliamo iniziare i lavori per la costruzione del termovalorizzatore entro la fine dell’anno prossimo. Dal punto di vista ambientale il nostro piano ridurrebbe addirittura del 90% le emissioni, prevedendo contestualmente la riduzione dei rifiuti e l’aumento della differenziata. Sull’indifferenziata poi c’è da tener conto del fatto che in una città può avere solo due destinazioni: o in discarica o in un termovalorizzatore. E le discariche inquinano molto di più del secondo. Già oggi mandiamo in discarica troppo e, molto, in termovalorizzatori lontano dalla città. Facciamo la cosa peggiore in assoluto, con il costo ambientale e quelli economici del trasporto. È un ragionamento logico prima che politico».

Altra novità importante è quella del nuovo stadio: un grande progetto per i tifosi e per la città. Qual è la sua idea?
«È un grandissimo progetto, per l’As Roma, per i suoi tifosi, per tutta la città e vorrei dire anche per l’Italia. Con la società c’è un dialogo molto serio, molto concreto. Ci hanno presentato il progetto di fattibilità tecnico economica che adesso, come prevede la legge, deve essere oggetto di una conferenza dei servizi. Ringrazio dunque la società e le strutture di Roma Capitale per il lavoro fatto finora per un progetto che può avere un impatto molto positivo su un quadrante della città. Il progetto ha un’ispirazione molto legata al tema della sostenibilità ambientale e prevede tanti spazi verdi». 

E con la Lazio invece?
«Come noto c’è stata un’interlocuzione anche con la Lazio che ha manifestato un interesse a valutare la possibilità di realizzare uno stadio. Da questo punto di vista noi abbiamo dato, esattamente come abbiamo fatto con la Roma, la piena disponibilità a collaborare. L’iter chiaramente può essere avviato solo con la presentazione di un progetto della società». 

I grandi eventi hanno un impatto rilevante sulla ricettività turistica, stimolando l’interesse di grandi gruppi. Roma è pronta ad accoglierli?
«Registriamo una fortissima attenzione da parte di grandi gruppi internazionali, ma anche di tanti investitori romani, italiani, che stanno correttamente valutando Roma come città dalle potenzialità straordinarie sotto tanti ambiti. A partire da quello di un turismo di qualità basato sulle esperienze, sull’offerta culturale e i grandi eventi. Un’industria turistica, insomma, che incentivi la qualità e la permanenza più lunga rispetto al famoso "mordi e fuggi". Questa impostazione, sta incontrando l’interesse di investitori che valutano positivamente quello che i numeri ci stanno dicendo. L’esempio della Ryder Cup è interessante: in pochissimo tempo sono andati esauriti i biglietti per l’anno successivo, con una domanda sul segmento molto alto di visitatori composto da turisti internazionali appassionati di golf. Tutto questo è destinato a rafforzarsi perché stiamo lavorando per portare tanti grandi eventi di questo tipo, per rafforzare l’offerta culturale della città, per valorizzare le filiere produttive e innovative, la forte concentrazione di ricerca e di università, e la qualità del vivere che, in tempi post Covid, rende una città dal clima mite e verde un’attrattiva per coloro che vogliono anche stabilirsi qui. La nostra attenzione agli investitori è massima. E cerchiamo di agevolarli con procedure e autorizzazioni più veloci per dare loro le certezze di cui hanno bisogno. In quest’ottica è stato chiuso un accordo anche con la Regione per semplificare e accelerare le procedure per lo stabilimento di imprese a Roma».

Una Roma «produttiva» che resti sempre Capitale della Cultura…
«Sulla cultura stiamo facendo moltissimo. Abbiamo fatto un’ottima estate romana, molto ricca di attività, grazie anche alle risorse del governo. Qui abbiamo delle istituzioni culturali d’eccellenza, penso al Teatro dell’Opera e a Santa Cecilia. Abbiamo una Festa del cinema rilanciata, poi eventi e iniziative culturali diffuse di alto livello. Insomma la cultura è un grande motore sia per la qualità della vita delle persone, sia per l’attrattività di Roma e per cultura diffusa. Faccio l’esempio del nono municipio dove una vaccheria è diventata uno spazio museale con una mostra di Andy Warhol che sta dando risultati straordinari. Vogliamo creare una città dove non ci siano zone di “Serie B”. Quello che mi colpisce è la straordinaria vitalità anche di tanti quartieri. L’altro giorno a Torre Maura ho fatto incontri molto belli, ho visto una scuola molto avanzata, un punto luce Save the Children, che corona un messaggio di partecipazione e inclusione».

Capitolo mobilità: fanno discutere in materia le ultime decisioni di Sala a Milano, verso quale modello punta Roma? 
«Sulla mobilità bisogna lavorare su tre assi che richiedono del tempo, ma devono viaggiare in parallelo. Il primo è il potenziamento del trasporto pubblico, a partire da quello su ferro, quindi tranvie, metropolitane e un utilizzo migliore delle frequenze e delle stazioni della rete ferroviaria interna. Poi potenziamento delle corse su autobus, a partire naturalmente dai corridoi della mobilità e miglioramento della mobilità dolce, sia con la realizzazione di zone di pedonalizzazione e ciclabili. Poi occorrono anche interventi che si stanno realizzando in tutte le grandi città europee, di disincentivo al traffico veicolare con il graduale innalzamento dei requisiti minimi per poter circolare e la limitazione degli accessi nella zona centrale. Per questo, in parallelo, va potenziato il trasporto pubblico. Spero che il governo ci aiuti. Noi dobbiamo realizzare una riduzione dei costi del trasporto pubblico per i cittadini, garantire gratuità almeno per alcune fasce di popolazione, per consentirci d’introdurre maggiori vincoli dei limiti alla circolazione delle auto».

A proposito di Governo, che tipo di rapporto si aspetta d’instaurare con il nuovo esecutivo?
«Mi aspetto grande collaborazione e dal mio punto di vista ci sarà la massima correttezza istituzionale nei rapporti. Al di là, appunto, dei diversi colori politici delle maggioranze perché la posta in gioco è troppo alta: Roma e il suo futuro. Mi aspetto ci sia un livello di sostegno elevato come quello che il precedente governo ha dato. D’altronde la Presidente del Consiglio in pectore conosce bene i problemi di Roma, per questo mi aspetto che ci sia sostegno allo sforzo di rilancio della città. Sono le grandi sfide a unire».
 

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